mercoledì 30 novembre 2011

L'autodichia.

 

 

Come è noto, l’ordinamento politico italiano, analogamente a quello di altre democrazie, ha come base, la separazione dei poteri legislativo, giurisdizionale ed esecutivo, introdotta dal pensatore, filosofo e giurista  Montesquieu che pubblicò nel 1748 “ lo spirito delle leggi”
La funzione legislativa è attribuita al Parlamento, nonché eventualmente ai parlamenti degli stati federati o agli analoghi organi di altri enti territoriali dotati di autonomia legislativa, che costituiscono il potere legislativo;
La funzione amministrativa è attribuita agli organi che compongono il governo e, alle dipendenze di questo, la pubblica amministrazione, i quali costituiscono il potere esecutivo;
La funzione giurisdizionale è attribuita ai giudici, che costituiscono il potere giudiziario.
Ebbene il potere legislativo applica l’autodichia Inteso in senso stretto, come "giustizia domestica": indica cioè la giurisdizione delle Camere sulle controversie relative allo status giuridico ed economico dei propri dipendenti.
Tale istituto è fondato tradizionalmente sull'esigenza di garantire la indipendenza del Parlamento da ogni tipo di possibile ingerenza esterna.
Il Parlamento è pertanto ad esempio sovrano  nel ricorrere  all'interno della propria amministrazione, le controversie concernenti personale dipendente, senza ricorrere a tribunali esterni.

martedì 29 novembre 2011

La chimera: mitologia e simbolo.

 

 

Si tratta di un mostro dal corpo costituito di tre animali:leone nella parte anteriore, capro nella parte mediana, drago nella parte posteriore.
Secondo Esiodo, questo mostro fu generato da Tifone ed Echidna con tre teste vomitanti continuamente fuoco e fiamme.
E' immortalato daLL’Iliate con i seguenti versi nella traduzione italiana di Vincenzo Monti:
                                                      .Era il mostro di origine divina,
                                                   leone la testa, il petto capra, e drago
                                                   la coda; e dalla bocca orrende vampe
                                                           vomitava di foco: e nondimeno,
                                                      col favor degli Dei, l'eroe la spense... 
Questa creatura mostruosa, dopo tante scorrerie fu uccisa da Bellorofonte  che montava l’alato cavallo Pegaso.
Il fatto è pregnante di simbologia e ad esempio si può scorgere in Bellorofonte il simbolo della vittoria e della lucida volontà contro i fantasmi dell’immaginazione.
Compare anche nel'iconografia cristiana come simbolo delle forze oscure e sotterranei (terremoti, tempeste ecc.

lunedì 28 novembre 2011

Lavarsi le mani!

Il periodo pasquale è di solito intenso di emozione per i credenti e non credenti  perchè la Passione di Cristo è un fatto che dice molto ai cuori delle persone.
Stando ai Vangeli , la figura centrale è ovviamente Cristo intorno a cui si muovono altri personaggi importanti. Tra questi si distingue  Ponzio  Pilato,prefetto della Giudea in carica tra gli anni 26.36, del I secolo Egli svolse un ruolo centrale nella passione di Gesù e secondo quanto è testimoniato dai Vangeli fu giudice del processo di Gesù e ne ordinò la flagellazione.
Nel Vangelo di Matteo, Ponzio Pilato si lava le mani del caso e manda non convinto Gesù a morte. Infatti, è celebre l'episodio di Pilato che si lava le mani davanti alla folla dicendo: Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!.
Da questo gesto deriva il detto lavarsi le mani per indicare il comportamento  di una persona che non prende posizione e lascia che altri prendano una decisione.
E' purtroppo il lavarsi le mani un modo di fare frequente nella storia dell'umanità che molte volte si distingue per lasciare il cerino in mano ad un altro.

domenica 27 novembre 2011

Bacucco o anche Zuccone.

Se qualcuno viene apostrofato come bacucco, non ha certamente un complimento perché il bacucco è un vecchio non più in forma, ma suonato.
L’etimologia eppure è importante; infatti bacucco non è altro che Abacuc  un cosiddetto  profeta minore della Bibbia, che scrisse un libro (libro di Abacuc) in cui sono affrontati vari temi,trattando della giustizia divina e della fedeltà dell’alleanza che conduce alla salvezza ed alla teofania.
Per completezza di informazioni  i profeti sono  figure tipicamente religiosei, ispirate da Dio che parlano in suo nome, annunciandone la volontà e talvolta predicendo il futuro.
Il riferimento più comune è ai profeti ebraici e cristiani dell'Antico Testamento, ma quando si parla del "Profeta" senza ulteriori specificazioni si intende indicare Maometto, l'ultimo dei profeti secondo l’Islam.
I profeti maggiori della Bibbia sono Isaia,Geremia ed Ezechiele, mentre i profeti minori sono Osea,Gioele,Amos,Abdia;Giona, Michea,Naum,Abacuc,Sofonia.
Abacuc nella tradizione popolare è lo zuccone  che è stato immortalato in una mirabile statua di Donatello, in marmo bianco conservata nel Museo dell’Opera del Duomo di Firenze.

sabato 26 novembre 2011

L'ordine benedettino.


In Italia pullulano le abbazie benedettine tutte pregevoli dal punto di vista storico, culturale ed artistico.
Non possiamo dimenticare infatti che il monachesimo fondato da San Benedetto  sia la vera culla della cultura medioevale elemento fondante della storia italiana, come quella francese-
L’albero genealogico del monachesimo occidentale, incentrato sul motto ora et labora, a differenza di quello orientale tutto dedito alla contemplazione ed alla preghiera, si diparte dalla regola benedettina cui si ispirarono i monaci neri, cioè con il saio nero.
Nel corso dei secoli si svilupparono interpretazioni diverse sulla regola benedettina in alcuni casi più rigida, in altri meno severa. Nacquero così gli ordini cluniacense, cistercense, vallombrosiano, camaldolese, olivetano. E si aggiungono a questi i foglianti, i celestini, i trappisti.
Ognuno ha la sua peculiarità come ad esempio i cistercensi che predilessero instaurarsi in zone malsane ed insalubre.
La regola benedettina e degli altri ordini  si incardina su principi classici di umiltà e castità a cui si aggiunge quello di stabilità cioè l’attitudine del monaco a restare per tutta la vita nel medesimo convento.

La moglie di Pilato.

Nella storia della Passione di Cristo emerge la figura della mogli di Pilato, immortalata nel celebre vangelo di Matteo. Secondo il suo vangelo lei mandò un messaggio al marito chiedendogli di non condannare Gesù a morte: "Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua" (Matteo 27, 19).Ne parlano molto anche i Vangeli apocrifi-
Quale sarà la sorte della moglie di Pilato?
Non si può escludere che ella fosse una seguace di Gesù e che  nel corso della sua vita si convertisse alla fede cristiana.
Le si attribuisce il nome di Procula ed è riconosciuta santa nella tradizione orientale, perché, in seguito alla visione avuta nell'imminenza del processo, avvertì suo marito di non condannare Gesù a morte. Nella Chiesa Greco-ortodossa è considerata santa e nella chiesa ortodossa etiopica è addirittura celebrata Santa insieme al marito Pilato
La Chiesa etiopica infatti  ha canonizzato Pilato come santo nel sesto secolo perché assolse sé stesso dalla colpevolezza della crocifissione. Si può vedere a tale riguardo un'icona Greco-Ortodossa di Procula.
La moglie di Pilato ha anche  ispirato moltissimi autori della letteratura internazione nonché vari pittori.

 

venerdì 25 novembre 2011

Riti diversi della Chiesa Cattolica

 

 


La Chiesa cattolica nel suo insieme si differenzia in chiesa cattolica d’occidente, distinta dalla chiesa d’oriente che segue riti orientali.
Diamo uno sguardo d’insieme a questi riti, soffermandoci maggiormente sul rito latino, vero fulcro della chiesa d’occidente.

Questo rito, radicatosi. nell'Europa occidentale e nell'Africa del nord, aree in cui il latino era la lingua di studio e cultura si differenzia in:

·        rito romano molto diffuso perché dalla Chiesa di Roma.luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo e sede del Papato. Gli altri riti della chiesa latina decaddero dopo il Concilio di Trento; restarono comunque il rito ambrosiano,quello mozarabico,il rito di Braga.ed il rito lionese.

·        Il rito ambrosiano deriva dalla tradizione che si è sviluppata a Milano a partie da Sant’Ambrogio.

·        Il rito mozarabico ( a lato una pregevole pagina miniata del peccato originale) è nato nel IV secolo nella penisola iberica nelle regioni iberiche come Toledo in cui convissero in piena   armonia Cristiani, Ebrei ed Musulmani.

·        il rito lionese in uso in Gallia nel tardo impero romano. Oggi si celebra peraltro in occasioni particolari  soltanto a Lione

·        Il rito di Braga si pratica nell’archidiocesi di Braga nel Portogallo del Nord ed è imparentato con i riti mozarabico e romano

Sono differenze minime che caratterizzano situazioni storiche e socio culturali diverse che si tramandano nel corso dei secoli.

mercoledì 23 novembre 2011

Parigi val bene una messa




La frase Parigi val bene una messa fu pronunciata da Enrico IV figlio di Antonio di Borbone e della regina Giovanna di Navarra.
Erico IV eredita nel 1572 la corona di Navarra diventando Enrico III di Navarra.
Divenne in seguito nel 1589 Re di Francia, essendo così il primo monarca del ramo Borbone a prendere il trono di Francia. A questo punto però divenne necessario per Enrico IV, che era ugonotto, convertirsi al cattolicesimo A questo sovrano è stata attribuita la frase, che sarebbe stata pronunciata al momento in cui, offertogli il trono come successore legittimo, gli fu fatto notare che l'essere cattolico era una condizione sine qua non per diventare re di Francia.
La frase è rimasta come modo di dire popolare per indicare un sacrificio “morale” che si deve compiere per arrivare ad uno scopo prefissato; Dire " Parigi val bene una messa" significa dunque che il sacrificio da fare per ottenere quello che desideriamo è un sacrificio possibile anche se moralmente disdicevole (ovvero abiurare una religione per impadronirsi del trono) ma vale la pena di farlo vista l’importanza personale dello scopo prefisso; diciamo che ogni remora morale cade a fronte di una convenienza personale di una certa consistenza.

Il monachesimo orientale

 


In Europa moltissimi sono i monasteri e le abbazie testimonianze importanti dal punto di vista artistico e monastico.
Appare pertanto opportuno ogni tanto approfondire la grande famiglia del monachesimo di cui già abbiamo dato alcuni cenni nell’articolo del 8 aprile 2011 di questo blog.
Si ritiene a tale proposito parlare anzitutto del monachesimo orientale sulle cui fondamenta si originò quello occidentale il cui fondatore è San Benedetto.
In Oriente i primi rappresentanti del monachesimo furono S Antonio e S. Pacomio.
S. Antonio visse in Egitto nella seconda metà del III secolo e si ritirò nel desero accanto al Nilo e poi presso il Mar Rosso.
Divenne un punto di riferimento per molti che si recavano da lui a ricevere consigli sapienti fino alla sua morte avvenuta nel 356
Al suo esempio si ispirò S Pacomio pure egiziano e matro di vi ascetica che accolse numerosi discepoli che avviò alla vita cenobitica
La sua fama si diffuse in Siria, Russia ed Armenia.
Chi dettò tuttavia le regole per la vita dei monaci fu S Basilio, primo monaco e successivamente vescovo di Cesarea.
Nacquero così numerosi monasteri e senza dubbio uno dei più importanti è quello di monte Athos.

lunedì 21 novembre 2011

Turris Eburnea.



Non vi è migliore espressione di Turris Eburnea che trae la sua orgine dal Cantico dei Cantici di cui sono protagonisti una donnaSulamita) e il suo amato. Nel Cantico dei Cantic, un libro della Bibbia e dunque ispirato da Dio si parla della meraviglia dell’amore, anche quello profano, quello fisico.
Significativi sono i versi "Collum tuum sicut turris eburnea (il tuo collo è come ua torre d'avorio) a cui forse si è ispirato Modigliani con i suoi famosi colli.
Torre d'avorio è anche uno degli attributi dati alla Madonna nelle liturgie lauretane.
Insomma è un'espessione di incomparabile e fulgida bellezza.
Eppure nell'uso corrente talora sta a denotare un isolamento volontario e qualche volta sdegnoso in cui in cui si rinchiudono esponenti della scienza, della cultura e dell'arte incapaci di interagire in modo semplice con coloro che non sono "scienziati".

domenica 20 novembre 2011

Giano Bifronte nella religione dell'antica Roma.


Chi era Giano nell’arcipelago mitologico? E’ il più antico degli dei maggiori italici e romani e non ha alcun corrispondente nella mitologia greca. Nella primitiva religione romana , Giano ebbe un posto elevatissimo, come peraltro è attestato dal fatto che il che il suo Sacerdote aveva la precedenza sugli altri, Giano veniva invocato come “buon Creatore” e Dio degli Dei.
Era considerato come spirito di ogni porta e d’ogni inizio. Era sempre invocato prima di tutte le altre divinità nelle preghiere e nei sacrifici. Protettore delle partenze e dei ritorni venne concepito e raffigurato come bifronte o gemino o bicipite o quadrifronte. Gli erano sacri tutti i passaggi e specialmente gli archi con due o più porte che sorgevano nei crocicchi e che davano adito alle vie più frequentate.
Come Dio degli inizi, Giano presiedeva a quelli del giorno, del mese , dell’anno e poi anche a quelli d’oni tempo e di tutte le cose.
Giano ,secondo la leggenda, fondò la città di Gianicola, e fu proprio lui ad accogliere Saturno nel Lazio e da qui il nome Gianicolo.
Giano viene assunto altresì nel Medioevo a simbolo di Genova, in relazione al suo nome antico di Ianua e come tale viene spesso accostato al Grifone, altro simbolo di questa città.
Come sempre si ricorre a simbolismi mitologici per esprimere giudizi che valgono tuttora nell’attualità.
Non è un caso che si apostrofi una persona, come Giano Bifronte, quando nei suoi comportamenti si mostra a due facce.

sabato 19 novembre 2011

I bestiari.

Nel Medioevo si diffuse una particolare categoria di libri che raccoglievano brevi descrizioni di animali reali ed immaginari. Accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia.
Corrispondenti dei bestiari sono i lapidari che descrivevano le rocce e i minerali e, gli erbari che descrivono le erbe medicamentose e gli aviari relativi agli uccelli.
L’origine dei bestiari è nella storia antica ed è da ricercare nell’opera greca Physiologus (il fisiologo, cioè lo studioso della natura) che offriva l'interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa (quindi, per esempio, il leone, re degli animali, è associato a Cristo). Altre fonti sono invece in Plinio il Vecchio,e Sant’Ambrogio.
I bestiari si diffusero soprattutto in Francia ed in Inghilterra tra il XIII secolo e il XV secolo anche se non mancano testimonianze posteriori tuttavia molto inferiori dal punto di vista della realizzazione artistica.
Un aspetto molto importante per la miniatura medievale è la presenza di ricchi cicli di illustrazioni, sia per quanto riguarda gli animali (quadrupedi, pesci od uccelli), sia per quanto riguarda temi più direttamente attinenti alla religione (storia della creazione degli animali dal libro della Genesi).
Al concetto di bestiarum si associano sovente le opere del pittore olandese Hieronymus Bosch (1460-1516)
I suoi lavori sono conosciuti per l'uso dell'immaginario fantastico (come i bestiari medioevali) per illustrare la morale e i concetti religiosi. Protagonista dei suoi dipinti è l'umanità, che attraverso il peccato è condannata alla perdizione eterna.

venerdì 18 novembre 2011

L'ordine dei Francescani.



Una svolta epocale nell’ambito della Cristianità e dell’Europa intera è data dagli ordini mendicanti cioè Francescani e Dominicani poco dopo l’anno mille.
Questi ordini hanno introdotto un nuovo modo di fare apostolato, Non più permaneza in un luogo fisso, cioè il Convento luoogo ideale pr pegare e lavorare, non più l’ambiente cenobitico, ma il mondo intero.
La caratteristica di questi ordini infatti eè andare per il mondo m diffondendo la parola di cristo nella più perfetta austerità.
Questo è soprattutto vero per il Francescani fondati dal grande Francesco. Sotto l’impulso di movimenti pauperistici precedenti essi svilupparono un nuovo modo di essere “apostoli” per certi versi rivoluzionario.
Qualcosa in pillole sulla storia su questo ordine che ottenne dal Papa Innocenzo III nel 1210 la possibilità di vivere in modo radicale la povertà evangelica.
L'ordine da lui fondato,a differenza degli altri ordini religiosi esistenti, in particolare agostiniani e benedettini ha il carisma di praticare non solo una vita povera ma di non possedere beni, quali conventi e terre, conducendo al contempo una vita mendicante. Già alla morte di Francesco d'Assisi, l'ordine da lui fondato si divise tra gli "Spirituali e Conventuali
Più che per il modo di intendere e praticare la povertà evangelica, i due rami si distinsero per il "ruolo" che attribuirono all'ordine. Gli spirituali fecero propria la vita ascetica e mendicante che aveva contraddistinto l'ordine ai suoi inizi; i secondi, invece, preferirono una vita più conventuale e di cura delle anime.
Gli spirituali vennero condannati come eretici da papa Giovanni XXII e presero il nome di fraticelli, ma sorse presto un altro gruppo, gli Osservanti, che propugnavano la stretta osservanza della regola francescana soprattutto in merito alla povertà:
Tutti confluirono nell’ordine dei Frati Minori.
Col passare dei secoli, l'ordine, o meglio gli ordini francescani sono stati oggetto di continui tentativi di riforma. La più ampia è stata quella avviata dai "cappuccini", frati che hanno cercato di coniugare vita contemplativa e povertà austera. Questi frati, caratteristici per le lunghe barbe, hanno preso il nome dal proprio cappuccio, più lungo di quello degli altri rami francescani.

giovedì 10 novembre 2011

Il carro di Tespi e l'origine del teatro.

La storia del teatro affonda le radici nelle rappresentazioni classiche greche di cui celebri autori sono Eschilo,Sofocle ed Euripide.

Ma come è nato il teatro greco ? Ha avuto origine da Tespi (Icaria 566 a,C) il leggendario poeta e drammaturgo greco,vero inventore della tragedia greca con la separazione dell’attore dal coro per dare vita ad un’azione drammatica.
La caratteristica di Tespi, secondo quanto riportato da Aristotele ed Orazio,si spostava da una città all’altra dell’Attica con un carro sul quale si innalzava un palco da cui due attori con i visi dipinti cantavano dei cori di argomento storico.
Tespi dopo un periodo fortunato e pieno di successi si vide costretto,anche per l'avversità di Solone,a lasciare Atene per dirigersi altrove in luoghi in cui nessuna forma di censura avrebbe potuto raggiungerlo.
Partì dalla capitale sopra ad un carro, con al seguito un gruppo di attori come lui esuli e raggiunse raggiunse paesi, borghi, zone inaccessibili della campagna greca: e dovunque lui arrivasse inscenava commedie e tragedie, scritte o improvvisate.
Tespi quindi non solo è il progenitore del teatro, ma ha anche dato origine al teatro girovago ancora attuale nei nostri giorni.

Giuditta ed Oloferne nella storia dell'arte.

Tra le tante vicende narrate dalla Bibbia vi è quella di Giuditta ed Oloferne.
E’ una storia talmente intensa di emozioni, di sensazioni e di tragedia da essere immortalata da grandi artisti.
Ma chi era Giuditta? E’ un’eroina che salvà la sua città di Betulia dall'assedio di Oloferne, generale del re assiro Nabucodonosor, uccidendolo dopo un banchetto in cui era stato fatto ubriacare, decapitandolo e portando poi il capo ai suoi concittadini.
Così narra la Bibbia:
"Rimase solo Giuditta nella tenda e Oloferne buttato sul divano, ubriaco fradicio (Giuditta 13,2)... Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui; poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: "Dammi forza, Signore Dio d'Israele, in questo momento". E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa ( Giuditta 13,6-8)...Poco dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne alla sua ancella….”

mercoledì 9 novembre 2011

Avere Talento!

 

 

Il talento è l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività.
Qual è l’origine? Deriva  senza dubbio come termine dal greco talenton che significa bilancia; in seguito in periodo romano venne a significare metallo per coniare monete d’oro e d’argento.
Fu tuttavia con la diffusione della parabola dei talenti narrata nel Vangelo di Marco nella quale un padrone  dà ai suoi  servi dei talenti per farli fruttare, che la parola passò ad indicare un dono di Dio da mettere a frutto, cioè il proprio talento.
Molti scrittori e sociologi hanno scritto sul talento umano-
Ho letto alcuni aforismi e tra questi mi piace ricordare l’efficace espressione di Wolfgang Goethe:
                  Il talento si forma nella quieta, il carattere nel fiume della vita.

I Lanzichenecchi.


Chi sono i lanzichenecchi?
Dal  tedesco la traduzione è servo del paese. Erano truppe speciali, mercenari di fanteria del Sacro Romano Impero istituiti ufficialmente dall’imperatore Massimiliano I nel 1493. La maggior parte erano volontari, combattevano dietro ricompenso, diventando soldati a tutti gli effetti, nel senso che la vita militare era il loro lavoro per sostentarsi economicamente. Erano pagati ogni cinque giorni e nel caso non fosse disponibile il denaro avevano l’autorizzazione a saccheggiare per la durata di un giorno dove si sarebbero trovati.
Molto noto perché segnato dalle loro terribili gesta è il sacco di Roma, quando nel 1527 i lanzichenecchi al comando Georg Frundsberg assaltarono Roma procedendo a saccheggi e misfatti di ogni genere. Per quasi nove mesi i lanzichenecchi restarono a Roma, depredandola, distruggendola, razziandola. Solo una tremenda peste, che ridusse gli effettivi di molte unità, li costrinse a ritirarsi. Era il 17 febbraio del 1528.
Dei circa 90.000 abitanti, i superstiti erano appena 30.000. Le chiese erano state rovinate, profanate, spogliate dei loro tesori. Molti quadri e opere d’arte furono fatti a pezzi, i monasteri distrutti, quasi nessuna casa fu risparmiata, colpiti specialmente i palazzi dei ricchi che vennero dati alle fiamme. Molte persone furono torturate affinché rivelassero il nascondiglio dei loro beni, le donne violentate. Le vie erano piene di cadaveri, di ubriachi, di feriti, di gente che girovagava senza sapere dove andare, l’acqua del Tevere, si diceva, era diventata rossa dal sangue versato: Roma era uno squallore
.
Insomma l’anno 1527 fu veramente fosco  per la storia di Roma.

Cavoli a merenda!


Il cavolo appartenente alla famiglia delle Brassicaceae o Cruciferae è noto per il suo sapore, per le sue proprietà chimiche, ma anche per il suo odore.
Qui tuttavia non ci soffermiamo sul cavolo in termini botanici, quanto piuttosto sulla locuzione celebre “ cavoli a merenda”
Si dice perché il cavolo è di laboriosa digestione e poco gradevole quando riscaldato e per queste ragioni, ed essendo la merenda uno spuntino leggero di cose non cucinate lì per lì, il cavolo, appunto, c’entra come i cavoli a merenda
Sempre in tema di etimologia, vale la pena soffermarsi sulla parola merenda cheè una piccola colazione che si fa, generalmente, nel pomeriggio, tra il pranzo e la cena.
Ebbene merenda viene dal latino merere cioè meritare e propriamente "cose da meritarsi per cibo"-
Da qui a merenda ,gradita soprattutto ai bambini, il passaggio è facile.
Tornando a cavolo, si possono citare altre espressioni non proprio garbate come "farsi i cavoli propri" e come "capre e cavoli"modo di dire con cui si intende salvaguardare con una decisione gli interessi di due soggetti.

martedì 8 novembre 2011

Lord Brummel ed il movimento Dandy



Quando si parla di Lord Brummell, sovviene alla memoria essenzialmente l’eccentricità del personaggio vero “arbiter elengatiarum” del periodo in cui è vissuto cioè quello a cavallo tra il ‘700 e ‘800
Egli è invero qualcosa di più. E’ l’espressione per antonomasia del movimento culturale inglese Dandy, che può definirsi una dottrina dell'eleganza, della finezza e dell'originalità che si legava principalmente al linguaggio e all'abbigliamento, riassumibile come il "vivere la vita come fosse un'opera d'arte".
Il dandy era l'eccentrico che si divertiva a stupire il pubblico, con atteggiamenti e gesti provocatori, con il suo modo di vestire e di vivere.

Ssi distinse proprio per la sua eccentricità che rappresentò un modello di eleganza e raffinatezza

Egli, a differenza della moda del tempo, introdusse il colore blu per gli abiti, i pantaloni a tubo e le giacche di frac e curò molto l’igiene intima con l’impiego di acqua e sapone inusitato a quel tempo. Cambiava camicia ogni giorno e mise in soffitta le polverose parrucche.

Lord Brummell coniugava naturalmente il modo di vestirsi bizzarro per quel tempo con un ricercato modo di atteggiarsi non assimilabile tuttavia alla figura del cicisbeo.

Ebbe una vita tormentata e contraddistinta da alterne vicende e contribuì senza dubbio a dare un impulso vigoroso alla cultura dell’epoca a cavallo tra classicismo e romanticismo di cui la moda è un’espressione artistica

Lord Brummell ebbe dunque grande influenza nel corso dei secoli ed è a tutti gli effetti il progenitore di tanti Dandies successivi come Baudelaire, Liszt e D’Annunzio.

L'aporia



Nel linguaggio comune forbito è usato sovente il termine aporia preso a prestito dalla filosofia greca,
Oggi l'aporia assume il significato letterale di dubbio e più in generale di insolubilità di un problema, qualora si parta da determinate premesse Se si vuole confutare una teoria il metodo usato è proprio quello di dimostrare, tramite opportune premesse, che le sue conclusioni sono aporetiche,cioè contraddittorie o che generano antinomie.
Il termine trova fondamento nei concetti filosofici espressi da Anassagora e Democrito . il padre dell’atomismo.In epoca successiva sempre nel contesto greco assume significato l’aporia socratica implicita nel discorso maieutico volto alla liberazione dal falso sapere, dalla convinzione cioè di avere delle verità certe.
L'interlocutore di Socrate infatti, di fronte alle insistenze del maestro che continuamente gli chiedeva cosa fosse, entrava nell' aporia, cioè in una strada senza uscita, dichiarando la sua incompetenza nel dare una risposta definitiva e precisa e riconoscendo quindi che la sua certezza iniziale era insussistente.

lunedì 7 novembre 2011

Il nartece.

Moltissime chiese, basti pensare ad alcune stupende di Roma, presentano nella loro struttura architettonica il nartece che ha la funzione ci collegare le navate con l’esterno della chiesa
Collega le navate con l'esterno della chiesa, ed ha la funzione di un corto atrio largo quanto la chiesa stessa.
Il nartece è una struttura tipica delle basiliche dei primi 6-7 secoli del Cristianesimo.
Anticamente il nartece il cui termine ha origine greca aveva la funzione di ospitare catecumeni e pubblici penitenti ma, perse queste funzioni, è andato scomparendo a partire dalVII secolo.
La sua funzione era quella di ospitare i catecumeni e i penitenti non ancora pienamente ammessi alle funzioni liturgiche.
Con il trascorrere dei secoli, per ricevere il battesimo non era più necessario seguire un percorso catecumenale perché questo sacramento veniva sempre più amministrato ai bambini. Venne così meno l'esigenza di dotare le chiese di questo particolare spazio, e di fatto esso non si trova più nelle costruzioni recenti.
Se è una struttura interna alla chiesa, si dice endonartece, se invece è un porticato esterno (tipicamente un residuo formale del quadriportico), il nome specifico è esonartece, a Ravenna detto ardica.
Il nartece ha trovato ampio utilizzo anche in periodo romanico (secoli X e XI) e gotico (secoli XII e XIII). In particolare nello stile gotico, il nartece è ben visibile anche dall'esterno dell'edificio, poiché costituito da una torre centrale più grande e due laterali di dimensioni minori, o viceversa.

domenica 6 novembre 2011

Il chiostro:centro per eccellenza della vita monastica.


Quando si visita uno dei tanti conventi, appartenenti soprattutto agli ordini che si ispirano alla regola di San Benedetto , si è attratti dal chiostro quasi sempre parte costitutiva di un comvento o di una abbazia.
Si tratta di un’architettura medievale, consistente in un’area centrale scoperta circondata da corridoi coperti, da cui si accede ai principali locali conventuali. I primi esempi di chiostri si trovano in edifici usati da monaci benedettini o loro derivazioni ed in particolare dai monaci cistercensi che sono una derivazione della famiglia benedettina.
Attorno al chiostro si dispongono tutti gli altri elementi costitutivi del convento come la chiesa e la sala capitolare
Il chiostro, come elemento architettonico, non espressamente menzionato dalla regola benedettina, è ben descritto invece dalla regola cistercense che a tale proposito afferma:
Possibilmente il monastero deve essere costruito in modo da potervi trovare quanto è necessario, cioè, l’acqua, un mulino, un orto e reparti per le varie attività, così che i monaci non debbano girovagare fuori: ciò infatti non reca alcun vantaggio alle loro anime”.
Il chiostro il cui termine deriva da claustrum, cioè serratura, termine latino usato per indicare la separazione dei monaci dal secolo, e, estensivamente, monastero è caratterizzato da uno spazio a cielo aperto, generalmente quadrato o rettangolare, circondato su più lati da corridoi coperti, che si aprono sullo spazio centrale con una serie di arcate.
Nonostante le analogie in pianta il tipo architettonico del chiostro si differenza nettamente da quello del quadriportico, molto diffuso nell'architettura cristiana e paleocristiana.

Disma e Gesta:figure minori del Vangelo nella Passione di Cristo.

Nel Vangelo di Luca si narra che uno dei due malfattori crocifissi ai due lati di Gesù, replica alle bestemmie dell’altro e rivolge a Gesù la preghiera di di ricordarsi d lui quando sarà nel suo Regno. Gesù gli risponde: oggi sarai con me in Paradiso.
Il buon ladrone ha nella tradizione cristiana il nome leggendario di Disma, mentre il cattivo ha il nome di Gesta. Disma è alla destra di Cristo, mentre Gesta è sempre a sinistra e volge il capo dall’altra parte.
Ne parlano la letteratura apocrifa cristiana ( in particolare il Vangelo di Nicodemo) ed i Padri della chiesa. Nell’arte figurativa proto cristiana Disma è rappresentato come un giovane sbarbato , per poi essere raffigurato a partire dal periodo Gotico invece con la barba.
Sono entrambi rappresentati con dimensioni minori rispetto a Gesù crocifisso nella porta lignea di Santa Sabina a Roma.
Il buon ladrone, venerato come Santo Patrono di Gallipoli il 25 marzo nella tradizione della Chiesa ortodossa russa ha il nome del buon ladrone è Rakh.
Anche Fabrizio de Andrè dedica a lui una sua mirabile musica : la buona novella.

Sono senza dubbio figure minori nella storia della Passione di Cristo, ma vivide di significato.

sabato 5 novembre 2011

La sezione aurea ovvero l'essenza della bellezza e dell'armonia.

La sezione aurea in termini matematici non è altro che il rapporto fra due lunghezze disuguali, delle quali la maggiore è medio proporzionale tra la minore e la somma delle due. Lo stesso rapporto esiste anche tra la lunghezza minore e la loro differenza.
l valore così definito, che esprime la sezione aurea, è un numero irrazionale che puà essere sufficientemente rappresentato dalla successione di Fibonacci.
La sezione aure ha avuto ed ha un ruolo importante in architettura , anatomia, arti figurative e musica.
E’ l’essenza della bellezza e dell’armonia a cui tende sempre l’uomo alla ricerca della perfezione.
La piramide egizia di Cheope ha una base di 230 metri ed una altezza di 145: il rapporto base/altezza corrisponde a 1,58 molto vicino a 1,6.
Nei megaliti di Stonehenge, le superfici teoriche dei due cerchi di pietre azzurre e di Sarsen, stanno tra loro nel rapporto di 1,6.
La pianta del Partenone di Atene è un rettangolo con lati di dimensioni tali che la lunghezza sia pari alla radice di 5 volte la larghezza, mentre nell'architrave in facciata il rettangolo aureo è ripetuto più volte.
Anche nella progettazione della Cattedrale di Notre Dame a Parigi e del Palazzo dell'ONU a New York sono state utilizzate le proporzioni del rettangolo aureo.
Nelle arti del passato, in molte opere di Leonardo da Vinci, Piero della Francesca, Bernardino Luini, Sandro Botticelli, si ricorreva spesso alla sezione aurea (la divina proportione), considerata quasi la chiave mistica dell'armonia nelle arti e nelle scienze.
In natura il rapporto aureo è riscontrabile in molte dimensioni del corpo umano. Se moltiplichiamo per 1,618 la distanza che in una persona adulta e proporzionata, va dai piedi all'ombelico, otteniamo la sua statura. Così la distanza dal gomito alla mano (con le dita tese), moltiplicata per 1,618, dà la lunghezza totale del braccio. Anche nella mano i rapporti tra le falangi delle dita medio e anulare sono aurei, così il volto umano è tutto scomponibile in una griglia i cui rettangoli hanno i lati in rapporto aureo.
La sezione aurea alla quale fu dato un largo contributo alla conoscenza non solo da Fibonacci, ma anche dal matematico Luca Pacioli è riscontrabile anche in oggetti di consumo moderni dalle schede telefoniche alle carte di credito e bancomat, dalle carte SIM dei cellulari alle musicassette: sono tutti rettangoli aurei con un rapporto tra base ed altezza pari a 1,618.