martedì 30 novembre 2021

Il primo concilio lateranense: pone fine al conferimento arbitrario dei benefici ecclesiastici da parte dei laici.

 


Ben otto concili si sono svolti in Oriente e sono stati riconosciuti da cattolici ed ortodossi.

Il primo Concilio Lateranense, il nono a carattere ecumenico, fu il primo a svolgersi in Occidente. 

Si  tenne a Roma, presso la basilica di San Giovanni in Laterano , dal 18 Marzo all'11 Aprile del 1123. 

Il concilio fu convocato da papa Callisto II nel dicembre del 1122, immediatamente dopo il concordato di Worms, che, in quanto primo accordo siglato tra Papato e Impero, aveva suscitato grande soddisfazione nella Chiesa. 

Era stata  posta fine al conferimento arbitrario dei benefici ecclesiastici da parte di laici.

Fu ristabilita la libertà nelle nomine episcopali e abbaziali, furono separati  gli affari temporali da quelli spirituali, e fu ratificato il principio secondo cui l'autorità spirituale proviene unicamente dalla Chiesa; 

Fu sancita definitivamenteinfine la pretesa degli imperatori di interferire nelle elezioni papali. 

Fu così grande l'emozione suscitata da questo concordato che in molti documenti dell'epoca, l'anno 1122 è citato come l'inizio di una nuova era.

Al fine di avere una solenne conferma del concordato, e in conformità con i desideri dell'arcivescovo di Magonzapapa Callisto II convocò un concilio a cui furono invitati tutti i vescovi e gli arcivescovi dell'Occidente.

Sono relativamente scarse le informazioni su questo concilio (di cui mancano gli atti), a partire dal numero di partecipanti. Secondo Pandolfobiografo di Callisto II, i partecipanti furono 997. Altre fonti parlano di tremila vescovi e più di seicento abati. Callisto II in persona presiedette i lavori.

Quali le decisioni in sintesi?

Entrambi gli originali (instrumenta) del Concordato di Worms furono letti e ratificati, e furono promulgati 22 o 25 canoni disciplinari, molti dei quali ribadivano precedenti decreti conciliari. 

Mancando gli atti, le norme sono state trasmesse solo in raccolte di canoni.

Tra i principali

Canone 1: Seguendo gli esempi dei santi padri e rinnovando un dovere del nostro ufficio, proibiamo assolutamente, in virtù dell’autorità della sede apostolica, che qualcuno nella chiesa di Dio venga ordinato o promosso per denaro. Se qualcuno avrà comperato in quel modo nella chiesa un’ordinazione o una promozione, sia senz’altro privato della dignità.

Canone 3: le elezioni episcopali siano fatte canonice, secondo i canoni.

(alinea 7): Proibiamo nel modo più assoluto ai sacerdotidiaconisuddiaconi di vivere con le concubine o con le mogli e di coabitare con donne diverse da quelle con cui il concilio di Nicea (can. 3) ha permesso di vivere soltanto per ragioni di necessità, cioè: la madre, la sorella, la zia paterna o materna, o altre simili, 

Canone 1scomunica dei laici che si appropriano delle offerte fatte alla Chiesa, e di quelli che fortificano le chiese come fortezze.

Canone 16: Seguendo le orme dei santi padri, stabiliamo con decreto generale che i monaci siano soggetti in tutta umiltà ai loro vescovi, che ad essi, come maestri e pastori della Chiesa di Dio, prestino debita obbedienza e devota sottomissione in ogni cosa. Siano scomunicati i predoni che assalgono i pellegrini lungo la strada per Roma.


Canone 20: Nelle chiese parrocchiali i presbiteri siano stabiliti dai vescovi e ad essi rispondano della cura delle anime e di ciò che appartiene al vescovo. Non ricevano decime o chiese dai laici senza il consenso e l’approvazione del vescovo, altrimenti incorreranno nelle pene canoniche.

Canone 21: si vieta ai ministri ordinati e ai monaci di sposarsi; i matrimoni di ordinati sono da considerarsi nulli pleno jure, e coloro che li hanno contratti sono obbligati a confessarli come peccati


domenica 24 ottobre 2021

Il IV Concilio di Costantinopoli: è sancito lo strappo tra la Chiesa d'Occidente e quella d'Oriente.

 Quando si parla di IV Concilio di Costantinopoli in realtà si fa riferimento a due Concili così ravvicinati, che potremmo definire Concilio (869-870) e contro-Concilio (879 -880).

I contenuti sono antitetici, tanto che il primo è riconosciuto come ecumenico solo dalla Chiesa di Roma e Occidentale, mentre il secondo solo da alcune Chiese d’Oriente (gli Ortodossi).

Si realizza di fatto lo strappo definitivo tra le due comunità ecclesiali. 

Le ragioni sono molteplici, ma alla base vi è la difficile comprensione reciproca tra le due Comunità.


In poche parole, ormai Oriente e Occidente sono due mondi completamente estranei tra loro: se hanno qualcosa da dirsi è per litigare su tutto, anche sulla fede cristiana che dovrebbe solo favorire il dialogo e unire. A complicare l’incomprensione ci si mette spesse volte l’impossibilità  d’intendersi correttamente a causa dei nuovi linguaggi che vengono formandosi e che danno sfumature e interpretazioni diverse al medesimo vocabolo: il latino e il greco parlati non sono più quelli del periodo d’oro, essendosi contaminati con le lingue delle diverse popolazioni che si sono stabilite nei territori dell’Impero.

 Il casus belli del Concilio in questione è il dissidio che dilania il patriarcato di Costantinopoli dove l’imperatrice Teodora, alla morte del patriarca Metodio, impone come patriarca il monaco Ignazio (847 – 858), senza attendere la regolare elezione dal sinodo locale.
Ignazio è un rigorista convinto, tanto da alienarsi la simpatia non solo di buona parte del clero, ma anche della corte. Quando Barda elimina la sorella Teodora e ne prende il trono, depone Ignazio (858) e lo manda al confino. Barda a sua volta impone un laico, Fozio, che in pochi giorni riceve tutte le ordinazioni sacre e la nomina patriarcale. Onde evitare polemiche, viene organizzato un sinodo che lo intronizza formalmente, dopo di ciò, invia lettere ai colleghi patriarchi e a Roma per presentarsi come unico legittimo patriarca, eletto come vuole la tradizione.
Nell’863 papa Niccolò I non riconosce la destituzione di Ignazio e depone Fozio.
Con l’imperatore Michele III che in una lettera, tra l’altro, disprezzava la lingua latina, ritenuta barbara, Niccolò I ha uno scambio epistolare molto duro. Si arriva nell’867 ad un sinodo nel quale Fozio, i vescovi orientali fedeli e gli imperatori Michele III e Basilio I depongono, accusandolo di eresia, il papa Niccolò I perché permetteva che al Credo, Simbolo della fede nicena, si aggiungesse il famoso Filioque, in merito allo Spirito Santo.
Nell’867 Basilio I, fatto uccidere Michele III, come aveva già fatto con Barda, che a sua volta aveva ucciso la sorella, l’imperatrice Teodora, per legittimare il colpo di mano che lo ha portato ad essere unico imperatore, cerca di recuperare le relazioni con Roma sostituendo Fozio con Ignazio. 
Questa è l’estrema sintesi dei fatti che portano al Concilio di Costantinopoli IV dell’ 869-870, dove c’è poca teologia, ma si mescolano buoni propositi sull’indipendenza della Chiesa dal potere politico, questioni disciplinari e antagonismi  sulle aree di competenza giurisdizionale tra i vari patriarcati (la questione bulgara tra Roma e Costantinopoli).

 L’atto finale riconosce il Simbolo niceno-costantinopolitano e i dogmi successivi come fondamenta della fede, condanna l’iconoclastia, esalta l’operato del vescovo di Roma e contiene 26 canoni o disposizioni.
I papi Niccolò I e Adriano II sono definiti” strumenti dello Spirito Santo” (canone 2).
Il canone 12 dichiara “non valida” la consacrazione episcopale a seguito dell’intervento del potere secolare. Il canone 14 condanna il servilismo degli ecclesiastici al potere civile.
Il canone 21 ribadisce il valore della pentarchia (i 5 Patriarcati) e il primato di Roma. 

Il problema teologico del Filioque aggiunto al Credo niceno da alcune Chiese locali (Spagna e Francia) è dai registi romani abilmente accantonato. Vittoria più completa non si poteva prevedere da parte del Vescovo di Roma, ma, come vedremo, sarà foriera di altre tempeste, delle quali, dopo tanti secoli, se ne vedono e se ne pagano ancora le conseguenze.


sabato 19 giugno 2021

Il secondo Concilio di Nicea ( 787): la controversia sulle immagini. Si fronteggiano iconoclasti ed iconoduli.

 Sono passati 106 anni dal Terzo Concilio di Costantinopoli e le controversie sulla realtà della persona e della natura di Gesù Cristo, “vero Dio e vero uomo”, “una persona in due nature”, risolte con la formula del Credo Niceno-Costantinopolitano, sono  ormai superate in tutte le Chiese, sia d’oriente che d’occidente.
Il problema che ora si pone è un altro non meno importante: quello non meno spinoso  del culto delle  immagini.
E' noto che l’ebraismo proibiva le immagini, per il rischio di una idolatria che sostituisse il Dio di Abramo e di Mosè che parlava con le sue “parole” (i suoi dieci comandi) in cui chiedeva di essere confessato unico vero Dio e di essere riconosciuto nella sua vera immagine che era l’uomo.
Si tratta comunque di  un fenomeno limitato e ristretto, forse tinto di colorazione ariana. destinato tuttavia ad espandersi: a tal punto  altre posizioni  si levano a difendere, in primis Leone Magno. le icone.
 L'icona si diffonde dunque  in maniera massiccia nel corso dei secoli VI e VII, favorita dalla fede popolare, dalla leggenda, dal miracolo. Non si diffonde ugualmente in tutte le aree della cristianità; i siriaci e gli armeni, ad esempio, erano molto meno inclini per il loro passato culturale all'uso delle immagini.
Un fattore che contribuì all'inasprimento delle posizioni favorevoli o contrarie all'uso delle icone fu l'avanzare dell'Islam, che pretendeva di essere la più alta e più pura rivelazione di Dio e accusava la Chiesa di politeismo e di idolatria per la sua venerazione delle immagini.
 L'ottavo secolo fu teatro di scontri violenti. L'atto inaugurale della prima fase della lotta iconoclasta fu l'ordine, impartito dall'Imperatore Leone III il siro nel 726, di distruggere la raffigurazione di Cristo collocata sulla porta di bronzo del palazzo imperiale a Costantinopoli; l'immagine venne sostituita con una croce, sotto la quale l'imperatore fece collocare questa iscrizione: “Poiché‚ Dio non sopporta che di Cristo venga dato un ritratto privo di parola e di vita, e fatto di quella materia corruttibile che la Scrittura disprezza, Leone con il figlio, il nuovo Costantino, ha inciso sulle porte del palazzo il segno della croce, gloria dei fedeli”. 
A questo gesto seguì la promulgazione ufficiale di provvedimenti contro le immagini e il loro culto e violenze contro le icone e quanti le veneravano.
Papa Gregorio III, nel 731, reagì scomunicando gli avversari delle icone e del loro culto. 
In Oriente la difesa della venerazione delle icone fu opera soprattutto di Germano, Patriarca di Costantinopoli, di Giorgio di Cipro e di Giovanni Damasceno
Era necessaria  una chiarificazione che riportasse pace. 
Fu così che da Roma nel 787 papa Adriano I chiese all'imperatrice d'Oriente, Irene, di convocare un nuovo Concilio che decidesse per tutte le Chiese: iconodulìa, cioè venerazione e quindi valorizzazione delle immagini o iconoclastìa, cioè rifiuto delle immagini e dovere di spezzarle o bruciarle
Non era una questione secondaria, e non c’era certamente unanimità. Come esempio forte nel 692 una riunione di vescovi, detta Concilio Quininsesto aveva proibito anche la rappresentazione simbolica di Gesù, anche perché essa cominciava ad apparire anche su oggetti del tutto estranei, p. es. proprio sulle monete di Giustiniano II (685 - 695).
E accadde che l’imperatore Leone III, all’inizio dell’ottavo secolo cercò di risolvere il problema ordinando che tutte le icone fossero distrutte e sempre da parte imperiale si giunse alla deposizione di un Patriarca di Costantinopoli, Germano I, favorevole alle immagini, per eleggere al suo posto Anastasio, che nel 730 approvò il decreto imperiale di abolizione delle icone da tutto l’Impero.Da Roma i Papi invece disapprovarono la politica iconoclasta di Leone III, che con questo pretesto invase l’Italia meridionale e l’Illiria.
La lotta fu feroce per 50 anni, finché nel 780 morì Leone IV e appunto divenne reggente del minorenne Costantino VI la madre Irene, favorevole al culto delle immagini, che spinta dal Papa di Roma convocò un concilio, ancora a Costantinopoli, che nel 786 si riunì a Costantinopoli, sotto la presidenza del patriarcaTarasio. Accadde tuttavia che la maggior parte dei vescovi presenti fosse iconoclasta, e allora la stessa Irene sciolse l’assemblea e trasferì il concilio a Nicea, ove il 28 settembre 787 ripresero i lavori, alla presenza di 300 vescovi, provenienti anche dall’Italia. Adriano I aveva inviato due legati, presbiteri con lo stesso nome, Pietro, che all’inizio dei lavori lessero solennemente la lettera del Papa che si pronunciava decisamente a favore delle immagini, tra gli applausi di molti dei vescovi. Con la spinta di questo evento subito fu deciso che chi non accettava doveva essere deposto da ogni carica. Metodo sbrigativo assai, forse, ma anche dimostrazione che l’autorità del vescovo di Roma appariva decisiva anche nella massima sede orientale…In sostanza la solenne decisione del Concilio fu che le persone rappresentate nelle immagini erano “venerate” dai fedeli, mentre l’“adorazione” era riservata solo a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Non si trattava, perciò, di venerare le icone come tali, ma solo la memoria delle persone in esse rappresentate. 
Il Concilio adottò altre  decisioni importanti per la vita della Chiesa come ad esempio che . c l’elezione dei vescovi deve essere libera e in essa non deve avere spazio alcuno l’ingerenza dei poteri estranei alla Chiesa, anche dei potenti del tempo e anche degli imperatori.
Ancora: i vescovi non debbono raccogliere oro o denaro, debbono ogni anno convocare i sinodi delle loro province perché tutti debbono discutere i problemi della Chiesa. 
Un canone speciale vieta inoltre  di accogliere la conversione degli Ebrei che non siano spontanea e sincera. 
I preti non possono reggere insieme due parrocchie, debbono vestire decorosamente, ma senza lusso, e debbono restare nella chiesa loro affidata dal vescovo. Ancora: i monasteri maschili debbono essere del tutto separati da quelli femminili.Interessante il fatto che la decisione del Concilio in Occidente fu accolta subito, ma trovò una forte opposizione da Carlo Magno, probabilmente male informato sui testi, che nel 794 provò a sconfessare le decisioni di Nicea due convocando un sinodo a Francoforte, ma papa Adriano resisté nella ammissione delle immagini. La lotta durò ancora a lungo, con varie decisioni imperiali anche opposte, e così nell’815 l’imperatore Leone V dichiarò nullo il secondo Concilio di Nicea.
Il superamento definitivo dell’opposizione alle icone giunse solo con l’imperatore Michele III e sua madre Teodora, nel sinodo di Costantinopoli dell’11 marzo dell’843. Un’altra pagina della storia dei Concili poteva dirsi completata.

venerdì 14 maggio 2021

Il concilio di Costantinopoli III: la condanna del monotelismo, una variazione sul tema del monofisismo.


Siamo nel VII secolo e dopo il declino delle eresie precedenti come l'arianesimo, il nestorianesimo e il monofisismo condannate nei Concili di Nicea, Costantinopoli I, Efeso,Calcedonia e Costantinopoli II, la questione dogmatica imperante era incentrata sulla figura di Cristo e la sua volontà. 
Avanzava infatti la teoria non ortodossa del monotelismo e del monoenergismoche altro non furono che tentativi per  riproporre il monofisismo, già condannato al Concilio di Calcedonia (451).
Nello specifico la dottrina del monotelismo  affermava l'esistenza in Gesù di una sola volontà quella divina in quanto la volontà terrena, fisica di Gesù sarebbe stata determinata nel suo agire terreno dalla volontà. divina.
Ecco perchè  il monotelisno formulato per la prima volta da Severo di Antiochia agli inizi del V secolo, può essere considerato in qualche misura una ripresa attenuata del monofisismo con l'accento spostato sulla volontà umana subordinata a quella divina pur conservando la ditinzione tra due nature. 
Il monotelismo fu rielaborato nel Vii secolo dal patriarca di costantinopoli Sergio, al fine di ricomporre lìunità fra l'ortodossia ed il monofisismo, facendo nascere un acceso ed intricato dibattito.
Dopo molte diatribe dottrina linfine, dopo trentadue anni di polemiche, l'errore monotelita fu condannato e considerato eretico.
Il Terzo Concilio di Costantinopoli fu il primo che si tenne dopo la perdita di Siria ed Egitto  a causa della conquista araba.
.Costantino IV volle farla finita con il monotelismo. Convocò quindi il VI Concilio (III ecumenico) di Costantinopoli (680-81), al quale partecipò personalmente, tenendo la presidenza durante le discussioni teologiche. Alla discussione conclusiva, l'imperatore fu acclamato <protettore e interprete della fede>.
Il Concilio, conclusivamente, elevò a dogma la dottrina, messa al bando fino a quel momento, delle due energie e delle due volontà, affermando che la "volontà" è la proprietà della natura di Cristo e che essendovi in Cristo due nature, integre e distinte, vi sono anche due volontà (divina e umana), sempre concordi e perciò subordinate all'unico soggetto agente: la Persona di Cristo.
Il Concilio condannò  dunque il monotelismo e tutti coloro che lo avevano sostenuto, come i patriarchi Sergio, Pirro, Ciro e lo stesso papa Onorio (che aveva mostrato delle aperture verso questa dottrina), i quali furono tutti scomunicati.
Un tentativo di riprendere la polemica fu fatto sotto l'imperatore Filippico Bardane (711-13), ma non durò a lungo, perché Anastasio II (713-15) riconfermò le decisioni del VI Concilio di Costantinopoli.
Il Monotelismo non fu estirpato completamente, perché sopravvisse nella dottrina dei Maroniti del Libano.
L'imperatore Costantino IV fece accettare dai vescovi orientali presenti al concilio la teoria del Primato di Pietro  basato sulla professione di fede dell'apostolo. L'imperatore stesso ebbe a definire il pontefice romano "Arcivescovo dell'antica, gloriosa Roma e Papa ecumenico"[
Il Concilio sancì quindi la piena riconciliazione della Chiesa bizantina con la Sede apostolica romana.








martedì 20 aprile 2021

Il secondo concilio di Costantinopoli: la conferma dei dogmi cristologici definiti nei precedenti concili e l'affermazione della perpetua verginità di Maria.

 
Non si placa l'inquietudine nella Chiesa  anche dopo  primi 4 concili ecumenici (Nicea, Costantinopoli I, Efeso e Calcedonia) e ciò è da ascriversi soprattutto all'eresia monofisita  introdotta dall'archimandrita Eutiche  e secondo la quale  la natura umana di Gesù era assorbita da quella divina e dunque in lui era presente soltanto la natura divina.
L'eresia  persisteva malgrado fosse stata  condannata dal Concilio di Calcedonia nel 451: i monofisiti infatti erano  ancora numerosi e conservavano ancora molti agganci presso la corte di Costantinopoli.
Tra le massime figure a loro favorevoli vi era la coniuge di Giustiniano, l'imperatrice Teodora.
Ebbene l'imperatore Giustiniano I, su cui influì secondo gli studiosi  in modo rilevante l'imperatrice Teodora,  convocò il quinto Concilio ecumenico di Costantinopoli nel 553, proprio per superare le controversie e riaffermare in termini inequivocabili le verità bibliche riconosciute  dai quattro concili precedenti. Si temeva in particolare secondo alcuni  che la definizione di Calcedonia segnasse una ricaduta nell'errore nestoriano, suddividendo Cristo in due persone.
Al concilio, a causa dell'assenza del Pontefice Vigilio, parteciparono molto più vescovi orientali che occidentali.
Il Concilio si riunì il 5 maggio 553 nella basilica di Santa Sofia la Cattedrale di Costantinopoli

Il patriarca di Costantinopoli Eutichio presiedette il sinodo: 165 vescovi dei quali 8 africani sottoscrissero i decreti del concilio nel quale vennero condannati i tre Capitoli e le teèorie di Origene,

Per conto dell'imperatore  infine il patriarca Eutichio pretese l'approvazione dei canoni conciliari di condanna del nestorianesimo. 

Il Concilio ribadì conclusivamente  la posizione di Calcedonia e  condannò il nestorianesimo attraverso quattordici anatemismi contro i Cosiddetti tre Capitoli ovvero alcuni scritti nestoriani compresi quelli di Teodoro di Mopsuestia ormai considerato il padre dell'eresia. 

Altri atti notevoli furono la condanna dell'apocatastasi, ovvero la salvezza universale e l'affermazione della verginità perpetua di Maria.
Fu altresì nel II Concilio di Costantinopoli del 553 che venne cancellata la dottrina della reincarnazione e vennero condannati gli scritti reincarnazionisti di Origene, uno dei primi Padri della Chiesa.
Il secondo concilio di Costantinopoli fu dunque un ulteriore tassello importante nella costruzione dogmatica della Chiesa, anche se  non riuscì  nell'obiettivo di riconciliare i cristiani copti dell'Egitto ( sostenitori del monofisismo) con la Chiesa.






giovedì 1 aprile 2021

Il Concilio di Calcedonia del 451: riaffermazione dei dogmi della trinità e dell'incarnazione-

  Il Concilio di Calcedonia  nel 451 rappresenta  l'ultimo dei concili ecumenici dei primi secoli della Chiesa  che hanno avuto un ruolo fondamentale nel combattere eresie e controversie cristologiche. 

Approfondiamone il contesto storico geografico.

Il  Concilio di Nicea nel 325 contrasta, come è noto, l’eresia ariana e ribadisce  con chiarezza la divinità di Gesù Figlio Unigenito di Dio Padre.
Il concilio di Costantinopoli  nel 381 perfeziona il Credo niceno mentre quello di Efeso, del 431  definisce  Maria come Madre di Dio.
Comunque non  tutto si appiana dal punto di vista dottrinale al termine dei tre concili.
Infatti è pur vero che  venti anni prima ad Efeso contro Ario e Nestorio si era ribadita la divinità di Cristo, da cui derivava la vera maternità divina di Maria, ma è altrettanto vero che residuavano  resistenze in senso opposto .
 
In particolare il monaco Eutiche, e i suoi molti discepoli che circolavano nelle comunità anche più lontane, attiravano le folle con un credo perfettamente rovesciato: per loro Cristo era vero Dio, sì, ma uomo solo in apparenza, perché la natura divina trascendeva e cancellava quella umana. 

Eutiche dunque parlava di una sola persona, ma con  una sola natura, tutta e solo divina. Ebbene Il concilio di Calcedonia, "l'odierna Kadikov un quartiere di Istanbul)  sancì l'accordo tra l’imperatore, a Costantinopoli, e Papa Leone, a Roma.

Al culmine dei giorni del Concilio, 25 ottobre 451, nell’assemblea presieduta personalmente dall’imperatrice Pulcheria, i 600 vescovi proclamarono solennemente il decreto della fede facendo riferimento esplicito – particolare di gran rilievo storico – alla “lettera” del Papa Leone al vescovo Flaviano, patriarca di Costantinopoli.  Gregorio Magno in una famosa lettera (I,24), in cui il papa dichiarava  “di accogliere e venerare, come i quattro libri del santo Vangelo, i quattro Concili”, perché su di essi - ( sempre affermazioni di Gregorio) - “come su una pietra quadrata si leva la struttura della santa fede”.

Il Concilio dunque affermò in estrema sintesi  l’unica persona di Cristo in due nature, la natura divina e quella umana Il Concilio di Calcedonia inoltre riconobbe , nelle sue conclusioni, al Papa il primato  della Chiesa di Roma e sancisce la parificazione  di Tutti i Vescovi sia occidentali sia orientali. Furono affermate dunque regole precise con disposizioni riguardanti, sì, la fede, ma anche la vita concreta di vescovi, presbiteri, diaconi, fedeli tutti. 

Fu dunque tutto risolto con il Concilio di Calcedonia che ribadiva in  grandi linee i dogmi della Trinità e dell'Incarnazione affermati nei concili precedenti? Certamente no!Perché  ne derivò una spaccatura radicale mai più appianata fra i sostenitori duofisiti e gli oppositori i monofisiti. 

Lo scisma dilagò a macchia d'olio  anche perché interagirono fattori di natura politica che portarono alla diversificazione di Chiese  Calcedoniane e Chiese non Calcedoniane.



venerdì 29 gennaio 2021

Il primo concilio ecumenico di Costantinopoli: la riaffermazione del "Credo Niceno".

 


Perdurano nel secolo IV  gli impetuosi venti delle eresie e delle dispute cristologiche.

Non è stato sufficiente il Concilio ecumenico di Nicea del 325 ad abbattere l'eresia di Ario  che continua a serpeggiare  nell'organizzazione della Chiesa tra vescovi e fedeli.

Dopo il Concilio di Nicea l’eresia ariana, per la quale Gesù di Nazareth era soltanto un uomo, poi adottato da Dio, continua infatti  a fare   ancora proseliti. 
Lo stesso imperatore Costantino, che pure aveva presieduto Nicea, sembra incline per ragioni politiche a favorire  i vescovi ariani.
Gli eventi prendono un'altra piega con l'avvento di Teodosio il Grande che già nel 380 con l’editto "Cunctos Populos", aveva voluto riaffermare solennemente che il canone, cioè la “regola” della fede che misurava l’appartenenza alla Chiesa, era “la fede di Pietro”.
Teodosio imperatore, salito al trono nel 379 convoca una nuova riunione solenne, stavolta presieduta non da lui, ma dai vescovi Melezio di Antiochia (chiesa fondata da Pietro, e seconda solo a Roma),Gregorio di Nazianzo ed altri.
Vi partecipano 150 vescovi, tutti orientali, nel maggio del 381. (A Roma c’era Papa Damaso I, la cui autorità era già indiscussa).
La prima importante  decisione del nuovo Concilio è la riaffermazione del Credo di Nicea, ovvero della vera divinità di Cristo contro l’eresia ariana. 
E' formulata dunque la professione di fede detta Credo “niceno-costantinopolitano” che afferma la divinità del Padre, del Figlio eterno incarnato in Gesù di Nazareth e dello Spirito Santo. ma con l’esplicita menzione anche dello Spirito Santo, in contrasto con l'eresia degli Pneumatomachi, che  combattono  contro l’affermazione della divinità dello Spirito Santo.
Non si tratta  tuttavia di  un'affermazione del tutto esauriente perché i Padri del concilio di Costantinopoli lasciano  aperta la questione  del filioque, ovvero della processione dello Spirito Santo dal Padre (attraverso il figlio secondo i Greci e dal Padre e dal figlio secondo i Latini).

Il concilio condanna anche l'eresia detta apollinarista, dal nome del vescovo Apollinare che per primo l'aveva formulata.

Costoro, in contrasto con gli ariani affermano che Gesù di Nazareth, vero Dio, è solo in forma imperfetta uomo, senza vera anima umana la cui funzione viene svolta dalla stessa divinità.

Inoltre il Concilio aggiunge anche per la prima volta il nome di Naria nel Credo, ponendo le basi per le discussioni che si avranno nel Concilio di Efeso riguardo alla natura della madre di Dio (Theotokòs).

Oltre alle regole dottrinali il Concilio sancisce norme che regolano la vita pratica delle Chiese del tempo, delimitando le province ecclesiastiche, indipendenti l’una dalle altre.

Viene stabilito altresì che Costantinopoli è la seconda Roma.Il Vescovo di Costantinopoli è collocato al secondo posto  nell'ordine gerarchico dopo il Vescovo di Roma.

Il primo Concilio di Costantinopoli è dunque determinante insieme a quello di Nicea ed ai successivi di Efeso e Calcedonia nella soluzione delle questioni trinitarie e cristologiche.


giovedì 21 gennaio 2021

Scuse non richieste.

 


                    Excusatio non petita, accusatio manifesta.
                     Scusa non richiesta, accusa manifesta

 Sofronio Eusebio Girolamo noto come San Girolamo (347- 419) santo, dottore della Chiesa e il traduttore della Vulgata.


Citazione celeberrima  molto usata anche oggi.

domenica 17 gennaio 2021

Viaggiare è anche fuggire.

 



A chi domanda ragione dei miei viaggi solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quel che cerco.

                 Michel de Montaigne (( 1533-1592) filosofo, scrittore e politico francese.

Moltissimi , come de Montaigne, viaggiano anche spasmodicamente per fuggire da qualcosa.  La conoscenza passa in secondo ordine.

domenica 10 gennaio 2021

Leopardi e l'astronomia.

 

La più sublime, la più nobile tra le Fisiche scienze ella è senza dubbio l’Astronomia. L’uomo s’innalza per mezzo di essa come al di sopra di sé medesimo, e giunge a capire la causa dei fenomeni più straordinari.

Giacomo Leopardi poeta e scrittore italiano ( 1798-1837)


E' un vero inno all'astronomia la più eccelsa delle scienze che rapporta l'uomo con l'Universo.

sabato 9 gennaio 2021

L'esame di coscienza per un mondo migliore.

 Un antico detto cinese dice:
"Pensa ai tuoi difetti nella prima parte della notte quando sei sveglio.Pensa ai difetti altrui nella seconda parte della notte quando dormi."
Questa  antica citazione è correlabile anche al  Vangelo di Matteo quando recita:
Perché osservi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, mentre non consideri la trave che à nei tuoi occhi?" 
"Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio ed allora vedrai bene per cavare la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello".
Basterebbe nulla per avere un mondo migliore.

martedì 5 gennaio 2021

Il primo Concilio ecumenico di Nicea: lineamenti essenziali e principi costitutivi.

 


Nella storia della Chiesa assumono un ruolo rilevante i Concili, fondamentali, sia per  dirimere controversie di fede, sia per indicare orientamenti generali di morale.
Nel corso dei secoli numerosi sono state le assemblee conciliari  raggruppabili in sinodi, concili regionali ed ecumenici.
Per quanto riguarda questi ultimi, la Chiesa cattolica ne riconosce ventuno compresi il Vaticano II, oltre a quello tenutosi nel  69 (Atti degli Apostoli) a Gerusalemme con la presidenza dell'apostolo Pietro per dirimere la controversia sulla circoncisione.
Per gli storici della Chiesa, il primo concilio ecumenico è quello tenutosi nel 325 a Nicea, un'antica città dell'Asia Minore (oggi Iznik, Turchia).
Per comprendere appieno la portata storica del primo Concilio Niceno è necessario  prendere come riferimento anzitutto l'editto di Milano, emanato nel 313 d.C. che sancì la fine delle persecuzioni contro i cristiani.
Con questo atto di tolleranza, Costantino iniziò a considerare la religione cristiana come un affare di Stato fondamentale per contrastare le spinte disgregative dell'impero. 
Costantino si mostrò sin dall'inizio preoccupato del fatto che il Cristianesimo fosse tuttavia attraversato da serie dispute teologiche ed interpretazioni eretiche.
La Chiesa  era infatti  lacerata essenzialmente dall'eresia del vescovo Ario che negava la vera e propria divinità di Cristo, considerato come un uomo nato normalmente da una donna e poi adottato in modo speciale da Dio.
Secondo Ario quindi   Cristo non era Dio, ma simile -in greco "omoioùsios"-al Padre, e non identico, in greco "omooùsios".
Quattro anni prima prima nel 321, invero  un sinodo locale, convocato dal vescovo Alessandro, aveva già scomunicato Ario, che tuttavia con i suoi seguaci continuava a dividere la Chiesa con la sua eresia.
Affiorava anche un altro contrasto in merito alla data giusta per la celebrazione della Pasqua.
Costantino decise quindi di intervenire personalmente  per riportare l'unità nel Cristianesimo e perciò indisse nel 325  a Nicea il  concilio per riportare l'unità nella Chiesa.
Le fonti storiche , anche se non unanimi, attestano che  Costantino aveva invitato tutti i 1800 vescovi della chiesa cristiana (circa 1000 in Oriente  e 800 in Occidente, ma a partecipare sarebbero stati  più o meno 300, di cui la maggioranza proveniente da Oriente.
Ad aprire i lavori fu proprio Costantino, mantenendo saldamente nelle proprie mani la regia dell'evento per l'intera durata del Concilio.
Il concilio incentrò dunque l'attenzione prioritariamente  sulla controversa ariana che fu condannata alla presenza dello stesso Ario e del suo seguace Eusebio di Nicomedia  che sostennero ostinatamente le proprie idee.
Si giunse, alla fine dei lavori conciliari,  alla definizione del "Simbolo Niceno" ovvero di una formula che esprime la sostanza della fede. Fu proclamata la piena consustanzialità di Cristo, vero Dio, con il Padre e lo Spirito Santo.
Cristo non è creato, ma generato dal Padre prima di tutti i secoli incarnato in Gesù di Nazareth  e poi veramente crocifisso e risorto, a smentita delle teorie gnostiche che negavano incarnazione e mortalità.
La formula del Credo, proclamata  a Nicea nel 325,  fu in realtà ripresa e ritoccata nel 381 nel Concilio di Costantinopoli, divenendo quella definitiva che si recita ancora oggi nelle celebrazioni liturgiche.
Non fu l'unica decisione assunta a Nicea.
Fu  infatti definita anche la condotta da assumersi per la riammissione dei cosiddetti "lapsi", cioè di coloro che avevano tradito la fede per paura ai tempi  delle persecuzioni e per il battesimo degli eretici che si convertivano alla vera fede. Fu anche deciso che la Pasqua fosse distinta da quella ebraica e coincidesse come data nella prima domenica successiva al primo plenilunio dopo l'equinozio di Primavera.
Di non minore importanza fu l'approvazione a Nicea di parecchi canoni , cioè di regole pratiche per la Chiesa e soprattutto del riconoscimento della preminenza del Vescovo di Roma seguito da quelli di Alessandria e Gerusalemme.
Il Concilio si concluse solennemente il 25 luglio del 325, proprio nel  giorno del ventesimo anniversario dell’imperatore Costantino, che nella orazione finale ribadì la proibizione delle dispute cristologiche e proclamò trionfante la raggiunta nuova unità reale di tutta la Chiesa.

In realtà non fu affatto così perché l'unità della Chiesa proclamata da Costantino  si rivelò effimera in quanto  l'eresia cristologica di Ario continuò a serpeggiare per ancora molto tempo.
Furono necessari ulteriori interventi conciliari in fasi successive per debellare definitivamente l'eresia ariana e per definire altre controversie non meno spinose come ad esempio quelle sulla Trinità e su Maria, madre di Dio.