martedì 29 marzo 2022

Il primo concilio di Lione: la controversia tra la Chiesa e Federico II.di Lione:la con

IL Primo Concilio di Lione si svolge dal  28 giugno al 17 luglio 1245 ed ha come tema dominante il conflitto tra la Chiesa e Federico II.

Il concilio che si articola in tre solenni sessioni e’convocato da papa Innocenzo IV il 24 giugno 1245 a Lione.
 Vi partecipano a circa 150 padri conciliari. 
È il tredicesimo concilio ecumenico riconosciuto dalla Chiesa ed approva decreti contro I Federico II, contro i Saraceni e per la riconquista della Terra Santa.
Non prende tuttavia risoluzioni dogmatiche.
Importane è il contesto storico
Gli anni precedenti il primo Concilio di Lione vedono l’aspra lotta tra l’imperatore Federico II e il papato: il primo sogna una egemonia politica dell’impero, suprema autorità sciolta da ogni vincolo e garantito solo da Dio; i papi invece, in linea con le teorie teocratiche che vedono il loro apogeo in Innocenzo III, cercano di garantire l’egemonia e l’iniziativa alla Chiesa di Roma.
Già nel 1240 il vecchio papa Gregorio IX scomunica l’imperatore svevo col pretesto che non era partito per la crociata, e convoca un concilio con lo scopo di condannarlo solennemente. L’imperatore tuttavia, nella primavera del 1241, attacca la flotta genovese che portava i prelati a Roma per il concilio, e li fa prigionieri; una volta ottenuto il rinvio del concilio, lancia un appello ai cardinali e alla chiesa contro il papa. 
Il 22 agosto il papa muore e si apre una lunga vacanza della sede apostolica, dominata dalla incertezza sul tipo di risposta da dare a Federico II, e sospesa solo per pochi giorni dalla elezione di Celestino IV, che muore prima ancora di essere consacrato. Solo il 25 giugno 1243 viene eletto papa il genovese Sinibaldo Fieschi, che prende il nome di Innocenzo IV.
Il nuovo papa, fin dai primi giorni di governo, intavola e porta a termine trattative di pace con i rappresentanti di Federico II. 
Ma, mentre si sta muovendo da Roma per andare all’incontro conclusivo con l’imperatore, cambia idea e, sospettando una trappola, si dà alla fuga, e dopo un lungo e travagliato viaggio, arriva a Lione. Da qui, alla fine del 1244, convoca un concilio per condannare definitivamente l’imperatore, dipinto come anticristo.
 All’inizio il papa annuncia i 5 problemi che affliggono la chiesa, ossia:
la corruzione della fede e dei costumi;
il mancato recupero della Terra Santa (Gerusalemme era caduta in mano turca nel 1244); lo scisma della chiesa orientale;
il pericolo dei tartari;
il contrasto con il contumace Federico II.
Mentre sui primi problemi il concilio redigerà dei decreti che il papa rivede anche oltre la fine del concilio, il problema centrale resta il rapporto con l’imperatore. Malgrado i tentativi del

rappresentante di Federico II, Taddeo di Sessa, di non riconoscere il concilio e di convocarne un altro che fosse rappresentativo del potere civile, con una procedura senza precedenti il concilio priva l’imperatore di tutti i diritti imperiali e regali, compreso quello dell’obbedienza da parte dei sudditi, e viene solennemente deposto come spergiuro, apostata e traditore.
Altri canoni e decreti del concilio riguardano gli altri problemi sollevati dal papa nella riunione iniziale: viene definito l’aiuto all’impero latino di Costantinopoli e si fa appello ad una nuova crociata; viene deciso di resistere ai tartari, per evitare la prospettiva apocalittica di una terra senza fedeli.
La deposizione di Federico II invece non chiude il conflitto tra il potere papale e quello imperiale.

lunedì 28 febbraio 2022

Il IV concilio lateranennse: e’ introdotta l’importante espressione teologica ed è riaffermato il primato papale



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Fu convocato a Roma da papa Innocenzo III, diventato papa nel 1198, con la bolla Vineam Domini Sabaoth, emanata il 19 aprile 1213. Vi prese parte un numero eccezionale di prelati (furono presenti il patriarca di GerusalemmeRodolfo di Mérencourt, consacrato durate il concilio, il patriarca di Costantinopoli e i rappresentanti di quelli di Antiochia ed Alessandria, oltre 400 tra vescovi e arcivescovi, circa 900 tra abati e badesse) e, cosa mai verificatasi in precedenza, i rappresentanti laici di Enricoimperatore Latino d'Oriente, Federico IIImperatore del Sacro Romano Impero, quelli dei re di FranciaAragonaInghilterraUngheriaGerusalemme e Cipro e dei Comuni lombardi. 

Fu il papa stesso ad aprire i lavori del Concilio con un'accorata allocuzione introduttiva pronunciata l'11 novembre 1215il 30 novembre dello stesso anno, nel corso della III sessione del Concilio, Innocenzo III presentò settanta canoni, già formulati, che i padri conciliari dovettero limitarsi ad approvare. Per il numero e la rilevanza delle decisioni sia di carattere dogmatico che disciplinare che vi vennero prese, è da considerare uno dei più importanti della storia della Chiesa.

Eccone alcuni:

Il canone XIII del Concilio Lateranense IV del 1215 fu applicato anche alle forme di vita religiosa femminile, nate fra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo e non ancora regolamentate da una precisa regola ordinistica. Nello stesso anno, la chiesa di San Damiano in Assisi ospitò la prima comunità benedettina femminile e la prima forma di francescanesimo di oblate, fondata da santa Chiara che ne assunse il titolo di badessa.[1]


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  • Venne ribadita la fede cattolica in Dio eterno e onnipotente, unico e in tre persone consustanziali, Padre, Figlio e Spirito Santo: il Padre non deriva da alcuno, il Figlio dal solo Padre, lo Spirito Santo da entrambi; venne introdotta l'espressione transustanziazione per indicare e definire il mistero eucaristico;
  • Vennero condannate come eretiche alcune frasi di un libello attribuito a Gioacchino da Fiore(di cui era in corso il processo di beatificazione), dei Catari, dei Valdesi: la lotta contro l'eresia, affidata ai vescovi e ai tribunali dell'inquisizione da loro dipendenti, venne elevata a legge generale della Chiesa;
  • Fu stabilito il primato papale e l'ordine delle sedi patriarcali: patriarca di Costantinopoli (che al tempo era patriarcato di rito latino), patriarca di Alessandriapatriarca di Antiochiapatriarca di Gerusalemme;
  • Venne data un'organizzazione più omogenea alla vita religiosa: gli ordini religiosi vennero invitati ad uniformare le Regole che governavano le loro comunità e venne loro imposto di istituire e riunire dei Capitoli Generali, sul modello di quello dei monaci di Citeaux. Inoltre, venne proibita l'adozione di nuove regole e la creazione di nuovi ordini;
  • Ai chierici venne proibito il concubinato e ribadito l'obbligo al celibato; venne loro vietato di assistere a spettacoli di mimi e giullari, la caccia, l'ubriachezza, il gioco d'azzardo;
  • Fu proibito al clero di partecipare a prove di ordalia[2];
  • Ai membri degli Ordini Maggiori venne proibito di praticare la chirurgia;
  • Si ribadì la condanna della simonia;
  • Si imposero ai fedeli la confessione e la comunioneannuale (il Precetto pasquale);
  • Venne ribadita l'impossibilità per un laico di assegnare cariche religiose e venne proibito al potere secolare di imporre tasse al clero;
  • Venne fissato al quarto grado di parentela il limite entro il quale i consanguinei non potevano sposarsi;
  • Un matrimonio si sarebbe potuto considerare valido solo se la donna fosse stata consenziente;
  • Venne stabilito come dovevano essere pagate le tasse al clero.
  • Venne ribadito che ogni chiesa della cristianità dovesse dotarsi di una scuola per insegnare ai figli dei cittadini a leggere e a scrivere in latino, secondo quanto già stabilito dal Terzo Concilio Lateranense[3].


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Il Concilio, in un'epoca che riconosce nel papa il capo supremo non solo della Chiesa, ma anche, in un modo o nell'altro, della società civile, riafferma disposizioni già prese in precedenza riguardanti gli Ebrei, e ne stabilisce altre che rimarranno classiche fino alla Rivoluzione francese..


  • decreto 69: ripete una vecchia disposizione, già presente nel codice teodosiano: agli Ebrei è vietato rivestire uffici pubblici, « poiché è cosa assurda che chi bestemmia Cristo debba esercitare un potere sui cristiani »;
  • decreto 70: vengono condannati i battesimi fatti per convenienza e si invitano i pastori d'anime ad aiutare gli ebrei convertiti ad abbandonare i precedenti riti e a vivere cristianamente.

ConclusioniModifica

Il concilio si concluse con la proposta del 14 dicembre 1215 di una nuova crociata in Terra Santa contro i musulmani: venne concessa l'indulgenza plenaria non solo a chi avesse combattuto, ma anche a quanti avessero solo finanziato le spedizioni. Innocenzo III morì pochi mesi dopo, pertanto la quinta crociata venne organizzata dal suo successore, Onorio III.



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venerdì 4 febbraio 2022

IIl Concilio Laterano III

 Il terzo concilio lateranense: si instaura il Conclave vero cardine nella Storia della Chiesa.a.

martedì 30 novembre 2021

Il primo concilio lateranense: pone fine al conferimento arbitrario dei benefici ecclesiastici da parte dei laici.

 


Ben otto concili si sono svolti in Oriente e sono stati riconosciuti da cattolici ed ortodossi.

Il primo Concilio Lateranense, il nono a carattere ecumenico, fu il primo a svolgersi in Occidente. 

Si  tenne a Roma, presso la basilica di San Giovanni in Laterano , dal 18 Marzo all'11 Aprile del 1123. 

Il concilio fu convocato da papa Callisto II nel dicembre del 1122, immediatamente dopo il concordato di Worms, che, in quanto primo accordo siglato tra Papato e Impero, aveva suscitato grande soddisfazione nella Chiesa. 

Era stata  posta fine al conferimento arbitrario dei benefici ecclesiastici da parte di laici.

Fu ristabilita la libertà nelle nomine episcopali e abbaziali, furono separati  gli affari temporali da quelli spirituali, e fu ratificato il principio secondo cui l'autorità spirituale proviene unicamente dalla Chiesa; 

Fu sancita definitivamenteinfine la pretesa degli imperatori di interferire nelle elezioni papali. 

Fu così grande l'emozione suscitata da questo concordato che in molti documenti dell'epoca, l'anno 1122 è citato come l'inizio di una nuova era.

Al fine di avere una solenne conferma del concordato, e in conformità con i desideri dell'arcivescovo di Magonzapapa Callisto II convocò un concilio a cui furono invitati tutti i vescovi e gli arcivescovi dell'Occidente.

Sono relativamente scarse le informazioni su questo concilio (di cui mancano gli atti), a partire dal numero di partecipanti. Secondo Pandolfobiografo di Callisto II, i partecipanti furono 997. Altre fonti parlano di tremila vescovi e più di seicento abati. Callisto II in persona presiedette i lavori.

Quali le decisioni in sintesi?

Entrambi gli originali (instrumenta) del Concordato di Worms furono letti e ratificati, e furono promulgati 22 o 25 canoni disciplinari, molti dei quali ribadivano precedenti decreti conciliari. 

Mancando gli atti, le norme sono state trasmesse solo in raccolte di canoni.

Tra i principali

Canone 1: Seguendo gli esempi dei santi padri e rinnovando un dovere del nostro ufficio, proibiamo assolutamente, in virtù dell’autorità della sede apostolica, che qualcuno nella chiesa di Dio venga ordinato o promosso per denaro. Se qualcuno avrà comperato in quel modo nella chiesa un’ordinazione o una promozione, sia senz’altro privato della dignità.

Canone 3: le elezioni episcopali siano fatte canonice, secondo i canoni.

(alinea 7): Proibiamo nel modo più assoluto ai sacerdotidiaconisuddiaconi di vivere con le concubine o con le mogli e di coabitare con donne diverse da quelle con cui il concilio di Nicea (can. 3) ha permesso di vivere soltanto per ragioni di necessità, cioè: la madre, la sorella, la zia paterna o materna, o altre simili, 

Canone 1scomunica dei laici che si appropriano delle offerte fatte alla Chiesa, e di quelli che fortificano le chiese come fortezze.

Canone 16: Seguendo le orme dei santi padri, stabiliamo con decreto generale che i monaci siano soggetti in tutta umiltà ai loro vescovi, che ad essi, come maestri e pastori della Chiesa di Dio, prestino debita obbedienza e devota sottomissione in ogni cosa. Siano scomunicati i predoni che assalgono i pellegrini lungo la strada per Roma.


Canone 20: Nelle chiese parrocchiali i presbiteri siano stabiliti dai vescovi e ad essi rispondano della cura delle anime e di ciò che appartiene al vescovo. Non ricevano decime o chiese dai laici senza il consenso e l’approvazione del vescovo, altrimenti incorreranno nelle pene canoniche.

Canone 21: si vieta ai ministri ordinati e ai monaci di sposarsi; i matrimoni di ordinati sono da considerarsi nulli pleno jure, e coloro che li hanno contratti sono obbligati a confessarli come peccati


domenica 24 ottobre 2021

Il IV Concilio di Costantinopoli: è sancito lo strappo tra la Chiesa d'Occidente e quella d'Oriente.

 Quando si parla di IV Concilio di Costantinopoli in realtà si fa riferimento a due Concili così ravvicinati, che potremmo definire Concilio (869-870) e contro-Concilio (879 -880).

I contenuti sono antitetici, tanto che il primo è riconosciuto come ecumenico solo dalla Chiesa di Roma e Occidentale, mentre il secondo solo da alcune Chiese d’Oriente (gli Ortodossi).

Si realizza di fatto lo strappo definitivo tra le due comunità ecclesiali. 

Le ragioni sono molteplici, ma alla base vi è la difficile comprensione reciproca tra le due Comunità.


In poche parole, ormai Oriente e Occidente sono due mondi completamente estranei tra loro: se hanno qualcosa da dirsi è per litigare su tutto, anche sulla fede cristiana che dovrebbe solo favorire il dialogo e unire. A complicare l’incomprensione ci si mette spesse volte l’impossibilità  d’intendersi correttamente a causa dei nuovi linguaggi che vengono formandosi e che danno sfumature e interpretazioni diverse al medesimo vocabolo: il latino e il greco parlati non sono più quelli del periodo d’oro, essendosi contaminati con le lingue delle diverse popolazioni che si sono stabilite nei territori dell’Impero.

 Il casus belli del Concilio in questione è il dissidio che dilania il patriarcato di Costantinopoli dove l’imperatrice Teodora, alla morte del patriarca Metodio, impone come patriarca il monaco Ignazio (847 – 858), senza attendere la regolare elezione dal sinodo locale.
Ignazio è un rigorista convinto, tanto da alienarsi la simpatia non solo di buona parte del clero, ma anche della corte. Quando Barda elimina la sorella Teodora e ne prende il trono, depone Ignazio (858) e lo manda al confino. Barda a sua volta impone un laico, Fozio, che in pochi giorni riceve tutte le ordinazioni sacre e la nomina patriarcale. Onde evitare polemiche, viene organizzato un sinodo che lo intronizza formalmente, dopo di ciò, invia lettere ai colleghi patriarchi e a Roma per presentarsi come unico legittimo patriarca, eletto come vuole la tradizione.
Nell’863 papa Niccolò I non riconosce la destituzione di Ignazio e depone Fozio.
Con l’imperatore Michele III che in una lettera, tra l’altro, disprezzava la lingua latina, ritenuta barbara, Niccolò I ha uno scambio epistolare molto duro. Si arriva nell’867 ad un sinodo nel quale Fozio, i vescovi orientali fedeli e gli imperatori Michele III e Basilio I depongono, accusandolo di eresia, il papa Niccolò I perché permetteva che al Credo, Simbolo della fede nicena, si aggiungesse il famoso Filioque, in merito allo Spirito Santo.
Nell’867 Basilio I, fatto uccidere Michele III, come aveva già fatto con Barda, che a sua volta aveva ucciso la sorella, l’imperatrice Teodora, per legittimare il colpo di mano che lo ha portato ad essere unico imperatore, cerca di recuperare le relazioni con Roma sostituendo Fozio con Ignazio. 
Questa è l’estrema sintesi dei fatti che portano al Concilio di Costantinopoli IV dell’ 869-870, dove c’è poca teologia, ma si mescolano buoni propositi sull’indipendenza della Chiesa dal potere politico, questioni disciplinari e antagonismi  sulle aree di competenza giurisdizionale tra i vari patriarcati (la questione bulgara tra Roma e Costantinopoli).

 L’atto finale riconosce il Simbolo niceno-costantinopolitano e i dogmi successivi come fondamenta della fede, condanna l’iconoclastia, esalta l’operato del vescovo di Roma e contiene 26 canoni o disposizioni.
I papi Niccolò I e Adriano II sono definiti” strumenti dello Spirito Santo” (canone 2).
Il canone 12 dichiara “non valida” la consacrazione episcopale a seguito dell’intervento del potere secolare. Il canone 14 condanna il servilismo degli ecclesiastici al potere civile.
Il canone 21 ribadisce il valore della pentarchia (i 5 Patriarcati) e il primato di Roma. 

Il problema teologico del Filioque aggiunto al Credo niceno da alcune Chiese locali (Spagna e Francia) è dai registi romani abilmente accantonato. Vittoria più completa non si poteva prevedere da parte del Vescovo di Roma, ma, come vedremo, sarà foriera di altre tempeste, delle quali, dopo tanti secoli, se ne vedono e se ne pagano ancora le conseguenze.


sabato 19 giugno 2021

Il secondo Concilio di Nicea ( 787): la controversia sulle immagini. Si fronteggiano iconoclasti ed iconoduli.

 Sono passati 106 anni dal Terzo Concilio di Costantinopoli e le controversie sulla realtà della persona e della natura di Gesù Cristo, “vero Dio e vero uomo”, “una persona in due nature”, risolte con la formula del Credo Niceno-Costantinopolitano, sono  ormai superate in tutte le Chiese, sia d’oriente che d’occidente.
Il problema che ora si pone è un altro non meno importante: quello non meno spinoso  del culto delle  immagini.
E' noto che l’ebraismo proibiva le immagini, per il rischio di una idolatria che sostituisse il Dio di Abramo e di Mosè che parlava con le sue “parole” (i suoi dieci comandi) in cui chiedeva di essere confessato unico vero Dio e di essere riconosciuto nella sua vera immagine che era l’uomo.
Si tratta comunque di  un fenomeno limitato e ristretto, forse tinto di colorazione ariana. destinato tuttavia ad espandersi: a tal punto  altre posizioni  si levano a difendere, in primis Leone Magno. le icone.
 L'icona si diffonde dunque  in maniera massiccia nel corso dei secoli VI e VII, favorita dalla fede popolare, dalla leggenda, dal miracolo. Non si diffonde ugualmente in tutte le aree della cristianità; i siriaci e gli armeni, ad esempio, erano molto meno inclini per il loro passato culturale all'uso delle immagini.
Un fattore che contribuì all'inasprimento delle posizioni favorevoli o contrarie all'uso delle icone fu l'avanzare dell'Islam, che pretendeva di essere la più alta e più pura rivelazione di Dio e accusava la Chiesa di politeismo e di idolatria per la sua venerazione delle immagini.
 L'ottavo secolo fu teatro di scontri violenti. L'atto inaugurale della prima fase della lotta iconoclasta fu l'ordine, impartito dall'Imperatore Leone III il siro nel 726, di distruggere la raffigurazione di Cristo collocata sulla porta di bronzo del palazzo imperiale a Costantinopoli; l'immagine venne sostituita con una croce, sotto la quale l'imperatore fece collocare questa iscrizione: “Poiché‚ Dio non sopporta che di Cristo venga dato un ritratto privo di parola e di vita, e fatto di quella materia corruttibile che la Scrittura disprezza, Leone con il figlio, il nuovo Costantino, ha inciso sulle porte del palazzo il segno della croce, gloria dei fedeli”. 
A questo gesto seguì la promulgazione ufficiale di provvedimenti contro le immagini e il loro culto e violenze contro le icone e quanti le veneravano.
Papa Gregorio III, nel 731, reagì scomunicando gli avversari delle icone e del loro culto. 
In Oriente la difesa della venerazione delle icone fu opera soprattutto di Germano, Patriarca di Costantinopoli, di Giorgio di Cipro e di Giovanni Damasceno
Era necessaria  una chiarificazione che riportasse pace. 
Fu così che da Roma nel 787 papa Adriano I chiese all'imperatrice d'Oriente, Irene, di convocare un nuovo Concilio che decidesse per tutte le Chiese: iconodulìa, cioè venerazione e quindi valorizzazione delle immagini o iconoclastìa, cioè rifiuto delle immagini e dovere di spezzarle o bruciarle
Non era una questione secondaria, e non c’era certamente unanimità. Come esempio forte nel 692 una riunione di vescovi, detta Concilio Quininsesto aveva proibito anche la rappresentazione simbolica di Gesù, anche perché essa cominciava ad apparire anche su oggetti del tutto estranei, p. es. proprio sulle monete di Giustiniano II (685 - 695).
E accadde che l’imperatore Leone III, all’inizio dell’ottavo secolo cercò di risolvere il problema ordinando che tutte le icone fossero distrutte e sempre da parte imperiale si giunse alla deposizione di un Patriarca di Costantinopoli, Germano I, favorevole alle immagini, per eleggere al suo posto Anastasio, che nel 730 approvò il decreto imperiale di abolizione delle icone da tutto l’Impero.Da Roma i Papi invece disapprovarono la politica iconoclasta di Leone III, che con questo pretesto invase l’Italia meridionale e l’Illiria.
La lotta fu feroce per 50 anni, finché nel 780 morì Leone IV e appunto divenne reggente del minorenne Costantino VI la madre Irene, favorevole al culto delle immagini, che spinta dal Papa di Roma convocò un concilio, ancora a Costantinopoli, che nel 786 si riunì a Costantinopoli, sotto la presidenza del patriarcaTarasio. Accadde tuttavia che la maggior parte dei vescovi presenti fosse iconoclasta, e allora la stessa Irene sciolse l’assemblea e trasferì il concilio a Nicea, ove il 28 settembre 787 ripresero i lavori, alla presenza di 300 vescovi, provenienti anche dall’Italia. Adriano I aveva inviato due legati, presbiteri con lo stesso nome, Pietro, che all’inizio dei lavori lessero solennemente la lettera del Papa che si pronunciava decisamente a favore delle immagini, tra gli applausi di molti dei vescovi. Con la spinta di questo evento subito fu deciso che chi non accettava doveva essere deposto da ogni carica. Metodo sbrigativo assai, forse, ma anche dimostrazione che l’autorità del vescovo di Roma appariva decisiva anche nella massima sede orientale…In sostanza la solenne decisione del Concilio fu che le persone rappresentate nelle immagini erano “venerate” dai fedeli, mentre l’“adorazione” era riservata solo a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Non si trattava, perciò, di venerare le icone come tali, ma solo la memoria delle persone in esse rappresentate. 
Il Concilio adottò altre  decisioni importanti per la vita della Chiesa come ad esempio che . c l’elezione dei vescovi deve essere libera e in essa non deve avere spazio alcuno l’ingerenza dei poteri estranei alla Chiesa, anche dei potenti del tempo e anche degli imperatori.
Ancora: i vescovi non debbono raccogliere oro o denaro, debbono ogni anno convocare i sinodi delle loro province perché tutti debbono discutere i problemi della Chiesa. 
Un canone speciale vieta inoltre  di accogliere la conversione degli Ebrei che non siano spontanea e sincera. 
I preti non possono reggere insieme due parrocchie, debbono vestire decorosamente, ma senza lusso, e debbono restare nella chiesa loro affidata dal vescovo. Ancora: i monasteri maschili debbono essere del tutto separati da quelli femminili.Interessante il fatto che la decisione del Concilio in Occidente fu accolta subito, ma trovò una forte opposizione da Carlo Magno, probabilmente male informato sui testi, che nel 794 provò a sconfessare le decisioni di Nicea due convocando un sinodo a Francoforte, ma papa Adriano resisté nella ammissione delle immagini. La lotta durò ancora a lungo, con varie decisioni imperiali anche opposte, e così nell’815 l’imperatore Leone V dichiarò nullo il secondo Concilio di Nicea.
Il superamento definitivo dell’opposizione alle icone giunse solo con l’imperatore Michele III e sua madre Teodora, nel sinodo di Costantinopoli dell’11 marzo dell’843. Un’altra pagina della storia dei Concili poteva dirsi completata.

venerdì 14 maggio 2021

Il concilio di Costantinopoli III: la condanna del monotelismo, una variazione sul tema del monofisismo.


Siamo nel VII secolo e dopo il declino delle eresie precedenti come l'arianesimo, il nestorianesimo e il monofisismo condannate nei Concili di Nicea, Costantinopoli I, Efeso,Calcedonia e Costantinopoli II, la questione dogmatica imperante era incentrata sulla figura di Cristo e la sua volontà. 
Avanzava infatti la teoria non ortodossa del monotelismo e del monoenergismoche altro non furono che tentativi per  riproporre il monofisismo, già condannato al Concilio di Calcedonia (451).
Nello specifico la dottrina del monotelismo  affermava l'esistenza in Gesù di una sola volontà quella divina in quanto la volontà terrena, fisica di Gesù sarebbe stata determinata nel suo agire terreno dalla volontà. divina.
Ecco perchè  il monotelisno formulato per la prima volta da Severo di Antiochia agli inizi del V secolo, può essere considerato in qualche misura una ripresa attenuata del monofisismo con l'accento spostato sulla volontà umana subordinata a quella divina pur conservando la ditinzione tra due nature. 
Il monotelismo fu rielaborato nel Vii secolo dal patriarca di costantinopoli Sergio, al fine di ricomporre lìunità fra l'ortodossia ed il monofisismo, facendo nascere un acceso ed intricato dibattito.
Dopo molte diatribe dottrina linfine, dopo trentadue anni di polemiche, l'errore monotelita fu condannato e considerato eretico.
Il Terzo Concilio di Costantinopoli fu il primo che si tenne dopo la perdita di Siria ed Egitto  a causa della conquista araba.
.Costantino IV volle farla finita con il monotelismo. Convocò quindi il VI Concilio (III ecumenico) di Costantinopoli (680-81), al quale partecipò personalmente, tenendo la presidenza durante le discussioni teologiche. Alla discussione conclusiva, l'imperatore fu acclamato <protettore e interprete della fede>.
Il Concilio, conclusivamente, elevò a dogma la dottrina, messa al bando fino a quel momento, delle due energie e delle due volontà, affermando che la "volontà" è la proprietà della natura di Cristo e che essendovi in Cristo due nature, integre e distinte, vi sono anche due volontà (divina e umana), sempre concordi e perciò subordinate all'unico soggetto agente: la Persona di Cristo.
Il Concilio condannò  dunque il monotelismo e tutti coloro che lo avevano sostenuto, come i patriarchi Sergio, Pirro, Ciro e lo stesso papa Onorio (che aveva mostrato delle aperture verso questa dottrina), i quali furono tutti scomunicati.
Un tentativo di riprendere la polemica fu fatto sotto l'imperatore Filippico Bardane (711-13), ma non durò a lungo, perché Anastasio II (713-15) riconfermò le decisioni del VI Concilio di Costantinopoli.
Il Monotelismo non fu estirpato completamente, perché sopravvisse nella dottrina dei Maroniti del Libano.
L'imperatore Costantino IV fece accettare dai vescovi orientali presenti al concilio la teoria del Primato di Pietro  basato sulla professione di fede dell'apostolo. L'imperatore stesso ebbe a definire il pontefice romano "Arcivescovo dell'antica, gloriosa Roma e Papa ecumenico"[
Il Concilio sancì quindi la piena riconciliazione della Chiesa bizantina con la Sede apostolica romana.