martedì 29 dicembre 2020

La donna e la politica.

 


    In politica, se vuoi che qualcosa venga detto, chiedi ad un uomo. Se vuoi che qualcosa venga fatto, chiedi ad una donna.


            Margaret Hilda Thatcher  (1925) è una politica britannica, la lady di ferro

Una simile espressione non poteva che essere della Lady di ferro: vi è un fondo di verità perché  la donna primeggia per l'azione ed il senso pratico ed ha una marcia di più rispetto all'uomo
L'uomo accetta con  difficoltà  questa verità, ma anche la storia ci insegna che è proprio così

La meditazione.

                                        Dormire è la miglior meditazione







Dalai Lama monaco buddista tibetano fino al 1959 sovrano assoluto del Tibet.

Difficile commentare questo aforisma se non si entra nello spirito interiore buddista.

domenica 27 dicembre 2020

L'entusiasmo.

 

È pericoloso reprimere nei giovani     l'orgoglioso entusiasmo. 


Fedor Michajlovic Dostoevskij  (1821-1881) scrittore e filosofo russo

   Il giovane deve avere sempre un sano entusiasmo: mai reprimerlo




                







La falsa unanimità dei consensi.

 


"Non le lotte o le discussioni devono impaurire, ma la concordia ignava e l'unanimità dei consensi"


Ne è l'autore Luigi Einaudi( 1874-1861) economista, politico e secondo Presidente della Repubblica Italiana.


La storia dei nostri giorni ne è una testimonianza tangibile:L'ipocrisia e l'unanimismo prevalgono sul confronto a perto delle idee. Tutto ciò non può che arrecare danno al Paese.

sabato 26 dicembre 2020

Festina lente!

  Festina lente!

  
                                                        Affrettati con lentezza!




Gaio Svetonio Tranquillo (in latinoGaius Suetonius Tranquillus70 – 126) è stato uno scrittore romano d'età imperiale, fondamentale esponente del genere della biografia. 




Questa frase  che ha in sè  una contraddizione di termini è profondamente vera  perché è inutile affrettarsi

Platone: la ricerca del bello.

   


Per chi intraprende cose belle , é bello soffrire , qualsiasi cosa gli tocchi ,



                              Platone(428 a.C-348 a.C filosofo ateniese.




               Ricercare il bello è un'ardua impresa che comporta la sofferenza

Cibi condimentum esse fame. Lo afferma Cicerone.



                                               La fame è il condimento del cibo


Marco Tullio Cicerone ( 106 a.C - 43 a.C) filosofo, avvocato , scrittore ed uomo politico romano

Sembra difficile questa citazione, ma non lo è affatto. Infatti si gusta il cibo solamente se si ha fame

domenica 6 dicembre 2020

Le prime scuole teologiche cristiane di Alessandria e di Antiochia: i loro caratteri distintivi.

 Il Cristianesimo, sin dalle sue origini, non ebbe vita facile:  molteplici  controversie ed eresie infatti minacciarono l'unità della Chiesa.
Già nei primi secoli dopo Cristo nacque l'esigenza di rendere  sistematico il pensiero cristiano ed in quest'ottica si svilupparono le prime scuole teologiche e segnatamente quelle di Alessandria ed Antiochia.
La scuola alessandrina nasce proprio ad Alessandria, la  città portuale dell'Egitto sul Mediterraneo, fondata da Alessandro Magno nel 331 a.C.
Divenne nei secoli un fiorente centro commerciale e culturale: la sua famosa biblioteca fu incendiata varie volte e distrutta nel corso dei numerosi assedi della città.
Ebbene nel III e IV secolo Alessandria divenne il centro di una famosa scuola esegetica, prima ebraica e poi cristiana che si distinse peculiarmente per l'interpretazione allegorica.
Clemente Alessandrino (150-215 ) adottò infatti largamente il metodo allegorico nell'interpretazione della Bibbia ed Origene (183?-215?) lo eresse a sistema, rendendo così un notevole impulso alla nascente teologia, proprio nel cuore della civiltà ellenistica.
Origene  introdusse la cosiddetta teologia "subordinazionistica", una vera e propria   eresia ,secondo cui  il Figlio è inferiore al Padre e lo Spirito Santo inferiore al Figlio". .
Nella scuola furono attivi anche Panteno Santo della Chiesa Cattolica e della Chiesa Copta ortodossa e Sant'Atanasio,  campione della lotta all'arianesimo , ovvero di quella eresia che confutava la natura divina di Gesù.
Nel III e IV secolo  nacque ad Antiochia . anche in contrasto con Origene e più in generale con la scuola alessandrina la scuola di Antiochia un importante centro di esegesi biblica e di teologia cristiana del cristianesimo antico.
Antiochia era una delle città più grandi dell'impero romano, colonia ellenistica del Levante, un'area dove era prevalente la lingua aramaica.
In termini molto sintetici, la scuola di Alessandria, attraverso l'allegoria, cercava di vedere figure di Cristo in ogni parola ispirata, riferendosi  a Platone con la sua indole ideale e speculativa.
La scuola antiochena invece era attenta all'interpretazione letterale ed allo studio storico e grammaticale della Bibbia e con il suo realismo e storicismo si ricollegava ad Aristotele.
Iniziatore della scuola di Antiochia fu Eustazio, vescovo di Antiochia /323.330), che fu fortemente polemico nei confronti di Origene, reo di avere allegorizzato la Sacra Scrittura.
Egli ebbe  un ruolo di primo piano nella condanna di Ario a Nicea (325)-
Altra figura preminente fu Diodoro di Tarso, nativo di Antiochia e presbitero di questa città. Eletto vescovo di Tarso /378).ebbe un ruolo importante nel concilio di Costantinopoli (381) per la conferma del Cedo niceno, con l'introduzione nella sua formula della consustanzialità dello Spirito Santo con il Padre ed il Figlio mediante l'espressione;!Credo in Spiritum Sanctum qui ex Patre per filium procedit"
Discepoli di Diodoro, che può essere considerato il vero fondatore della scuola esegetica antiochena, furono i presbiteri antiocheni Teodoro di Mopsuestia, vescovo di Mopsuestia in Cilicia (392) e Giovanni Crisostomo, grande oratore poi divenuto patriarca a Costantinipoli /398).
Questi sono dunque per grandi linee i caratteri distintivi delle due scuole teologiche cristiane che si caratterizzano nella storia della Chiesa, non solo per la difesa dell'ortodossia, ma anche  per lo svilupparsi   delle prime eresie.


sabato 21 novembre 2020

I Martiri di Abitene:sine Dominico non possumus"

 


Correva l'anno 304.

Alcuni Cristiani della Comunità di Abitene in Tunisia furono trascinati davanti al giudice pagano che li accusò  dicendo: Perché avete tenuto  la vostra funzione religiosa pur sapendo che è punita con la pena di morte?

Risposero" Sine Dominico non possumus" ovvero Senza il giorno del Signore non possiamo vivere

Costoro sono i Martiri di Abitene e cioè un gruppo di 49 cristiani ritenuti colpevoli, nel 304, durante il regno dell'imperatore Diocleziano di avere celebrato illegalmente il culto eucaristico domenicale ad Abitene, città della provincia romana nota come Africa.

ll 24 febbraio dell'anno precedente, Diocleziano aveva pubblicato il suo primo editto contro i Cristiani, ordinando la distruzione dei loro testi e dei luoghi di culto in tutto l'Impero Romano, e proibendo loro di riunirsi per le celebrazioni religiose.
Sebbene Fundano, il Vescovo di Abitene, avesse obbedito all'editto e consegnato i testi sacri alle autorità, alcuni cristiani continuarono tuttavia  ad incontrarsi illegalmente sotto la guida del presbitero  Saturnino.
Costoro vennero arrestati e condotti davanti ai magistrati locali, che li inviarono a Cartagine, la capitale della provincia, per il processo che iniziò il 12 febbraio, 
Il presbitero Saturnino, interrogato, non abiurò la sua fede nemmeno sotto tortura ed il suo esempio fu seguito da tutti gli altri, uomini e donne, compresi i suoi quattro figli davanti al proconsole Anulino.  
 Emerito, che aveva dichiarato che i cristiani si erano incontrati nella sua casa ed a cui fu chiesto perché avesse disobbedito all'ordine dell'Imperatore, rispose: "Sine dominico non possumus", cioè: "Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore"
La risposta di Emerito sintetizza in sostanza il concetto secondo cui per i primi cristiani, Domenica ed ’Eucaristia celebrata in questo giorno  rappresentano un elemento costitutivo della loro stessa identità
La narrazione è riportata  nel  testo tramandatoci  sotto il titolo di "Passio sanctorum Datini, Saturnini presbyteri et aliorum."

Negli Atti  non è riportato come morirono, ma sembra che siano stati alcuni giustiziati, altri morti di fame e torture nel carcere , comunque in tempi diversi.

Tra i martiri tutti indicati nel Martirologio Romano  si annovera Santa Restituta, Saturnino presbitero con i figli Saturnino,Felice,Maria,Vergine consacrata, Ilarione ed altri.
Santa Restituta, Patrona di Ischia, era originaria di Cartagine o forse di Tenizia, l'attuale Biserta in Tunisia, che sorge sulla costa prospiciente lo stretto di Sicilia e che era già nel III secolo sede episcopale presso Cartagine.

I Martiri di Abitene offrono un esempio fra i più chiari del fatto che la santità . in particolare ai primi tempi della storia della Chiesa è un fenomeno collettivo in cui la solidarietà ed anche l'emulazione  diventano fattori determinanti per la piena realizzazione spirituale di tutto un gruppo.


giovedì 19 novembre 2020

"Non facite Ammuina": un modello organizzativo della Regia Marina Borbonica caldamente non raccomandato.

 



Qui di seguito vi proponiamo il testo del regolamento della Marina Regia Borbonica in lingua napoletana.
 tramandato con il titolo"Non facite Ammuina!
«All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa
e chilli che stann' a poppa vann' a prora:
chilli che stann' a dritta vann' a sinistra
e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta:
tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa
e chilli che stanno ncoppa vann' bascio
passann' tutti p'o stesso pertuso:
chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à".
N.B.: da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità del Regno.»
Per la precisione sembra comunque essere un  falso passo che vede come firmatari l'Ammiraglio Giuseppe di Brocchitto e il "Maresciallo in capo dei legni e dei bastimenti della Real Marina" Mario Giuseppe Bigiarelli..
Si tratta di un modello organizzativo  che certamente non è da seguire.
Scusate la divagazione culturale.. Speriamo che sia apprezzata.

giovedì 12 novembre 2020

I quattro Evangelisti: la simbologia.

 


Matteo
 è simboleggiato nell'uomo alato (o angelo), perché il suo Vangelo inizia con l'elenco degli uomini antenati di Gesù Messia.

Marco è simboleggiato nel leone, perché il suo Vangelo comincia con la predicazione di Giovanni Battista nel deserto, dove c'erano anche bestie selvatiche.

Luca è  simboleggiato nel bove, perché il suo Vangelo comincia con la visione di Zaccaria nel tempio, ove si sacrificavano animali come buoi e pecore.

Giovanni è simboleggiato nell'aquila, l'occhio che fissa il sole, perché il suo Vangelo si apre con la contemplazione di Gesù-Dio: "In principio era il Verbo..." (Gv 1,1).

La simbologia deriva dalla rappresentazione della sacra quadriga ovvero il misterioso cocchio di Dio, condotto - secondo una visione del profeta Ezechiele, ripresa dall'Apocalisse - da quattro "esseri viventi" che avevano sembianza di uomo, di leone, di bove e di aquila. Ebbene gli antichi autori cristiani applicarono agli evangelisti le simboliche sembianze della profezia, riconoscendo nel Vangelo il nuovo trono di Dio.

Nelle chiese, sui Lezionari, sui leggii o nelle decorazioni di amboni, pulpiti ed altari, la riproduzione dei quattro animali simboli degli evangelisti sottolinea la fede cristiana nell'unico "Vangelo quadriforme".


I Padri della Chiesa assegnarono ad ognuno degli evangelisti un simbolo, una figura con cui si spiegava il loro stile e il loro zelo personale quando narravano la vita di Cristo nei Vangeli.

Questi sono i simboli degli evangelisti:

San Matteo: L’uomo
San Matteo è associato all’uomo, o angelo, perché si concentra sull’umanità di Cristo. Secondo San Girolamo, questo si rifletterebbe quando san Matteo include nel suo Vangelo la genealogia di Gesù.

San Marco: Il Leone
San Marco viene rappresentato come un leone alato perché il suo Vangelo enfatizza la maestà di Cristo e la sua regalità. Il leone è tradizionalmente considerato come il re delle bestie.

San Luca: il Bue
Il Vangelo secondo San Luca si concentra sulla storicità del carattere sacrificale della morte di Cristo. Per ciò viene associato ad un bue, animale sacrificale per eccellenza

San Giovanni: L’Aquila

Il Vangelo di San Giovanni ha un grande contenuto spirituale, e dalla sua capacità di vedere oltre il presente, di volare in alto, proprio come fa l’Aquila.

Il primo in assoluto a parlarne  fu Sant’Ireneo secondo lui queste quattro creature rappresentavano Cristo stesso: Cristo re, come lo è il leone; Cristo vittima sacrificale, come lo è il bue; Cristo uomo, perché nato da donna; Cristo aquila perché dal Cielo effonde sulla chiesa il suo Spirito.

La tesi fu ripresa da San Girolamo che vide nelle figure dei quattro esseri viventi il simbolo che esprime la totalità del mistero di Cristo: l’Incarnazione come uomo, la Passione come sacrificio (che rimanda alla figura del bue), alla Resurrezione che rimanda alla figura gloriosa del leone e infine l’Ascensione come aquila.



 



venerdì 30 ottobre 2020

I Santi Martiri della prima Chiesa Cristiana.

 Nei primi secoli della Chiesa, come è noto, è Stefano il primo rappresentante dei Santi Martiri.
Il suo martirio è riferito negli Atti degli apostoli di Luca dove sono descritti sia la sua chiamata al servizio dei discepoli, sia il suo martirio, avvenuto per lapidazione alla presenza di Paolo di Tarso che in seguito si convertì lungo la via di Damasco.
Stefano, tuttavia, è soltanto il Protomartire. Fu seguito da   una larghissima  schiera di martiri che morirono  in modo atroce a causa della persecuzione scatenata dall'imperatore Nerone (54-68) a partire dal luglio 64 e protrattasi fino al 67.
La persecuzione seguì quasi immediatamente all'incendio di Roma scatenatosi  nella notte del 18 Luglio del' 68 sembra proprio per iniziativa dell'Imperatore che tentò di utilizzare questa mossa sanguinaria per allontanare da sè l'ira del popolo, come è documentato da Tacito negli Annales.
Le conseguenze del vile gesto di Nerone furono atroci per i Cristiani che subirono flagelli e martiri per ben quattro anni.
Le vittime più illustri furono senza dubbio  i due più grandi capostipiti della Chiesa :Pietro condannato  al supplizio della crocifissione nel circo neroniano e Paolo decapitato alle "Aquae Salvie intorno all'anno 65.
Ve ne furono tante altre degne di menzione.
Tra queste ad esempio, non se ne parla molto, vi è San Torpè decapitato nel 65 e ricordato dalla Chiesa il 29 Aprile.
Le notizie storiche su di lui sono scarse: sembra comunque che Pietro, prima di raggiungere Roma, sia giunto  in un luogo poco lontano da Pisa,  Un fulgido ricordo del soggiorno ove Pietro  incontrò Torpè è la bellissima chiesa  di S Pietro a Grado che testimonia ancora oggi le origini della presenza cristiana  nella provincia pisana.
Un altro Martire è Edisto, commemorato nel martirologio romano il 12 ottobre.
Secondo le scarse fonti storiche egli sarebbe stato battezzato da Pietro nei pressi di Laurento, antica città del Lazio tra Ostia e Lavinio.
Edisto  seguiva il culto cristiano, ma scoperto per tradimento di un suo servo, fu insieme con gli amici  sepolto vivo nello stesso luogo ove  partecipava alla liturgia.
Completiamo queste brevi note sintetiche citando i nomi di altri due Santi commemorati il 2 Luglio.
Sono Processo e Martiniano che, secondo tradizioni di incerto valore storico, erano soldati imperiali , incaricati probabilmente  di sorvegliare gli Apostoli Pietro e Paolo, rinchiusi nel carcere Mamertino, prima del loro martirio.
I due carcerieri, si convertirono ed una volta battezzati spalancarono le porte della prigione ed invitarono Pietro e Paolo a fuggire.
Furono scoperti  e vennero sottoposti, secondo la tradizione, alla contusione della bocca; legati nudi sull'eculeo, i loro nervi vennero barbaramente stirati, mentre i loro corpi , bastonati ed avvicinati al fuoco, furono esposti agli scorpioni, percossi con la spada e decapitat come riferisce il Martirologio, Romano
La loro ricorrenza nel 1969 è stata rimossa dal Calendario dei Santi, mentre rimase in vigore nel Rito romano.
Questi sono soltanto degli esempi a nostro parere significativi per  un percorso di conversione alla presenza di Pietro e Paolo.
Potrebbero essere citate  moltissimi altre   luminose figure del Martirologio. 
Sarà magari per un'altra volta.


sabato 25 aprile 2020

Tucidide e la peste.

In queste terribili giornate immerse nella pandemia da coronavirus. il pensiero va alle narrazioni antiche della peste ed in particolare a quella contenuta  nel II libro  delle" Storie .

Tucidide dedica infatti  una sezione importante del II libro delle sue Storie all’irrompere della peste in Attica, nell’estate del secondo anno di guerra (430 a.C.). 

Il diffondersi dell’epidemia è favorito dalle particolari condizioni del momento: tutta la popolazione dalle campagne si trova ammassata in città o lungo le mura, perché Pericle ha stabilito che non è opportuno combattere con i nemici spartani in pianura. Gli effetti sono subito molto gravi, anche perché nessuno sembra in grado di frenare la malattia:

Ecco il testo:

«in nessun luogo si aveva memoria di una pestilenza così grave e di una tale moria di persone. Infatti non erano in grado di fronteggiarlo né i medici, che all’inizio prestavano le loro cure senza conoscerne la natura, e anzi erano i primi a morire in quanto più degli altri si accostavano agli infermi, né nessun’altra arte di origine umana; ugualmente le suppliche nei santuari, il ricorso a oracoli e altre cose del genere, tutto si rivelò inutile; e alla fine, sopraffatti dalla sventura, rinunciarono a qualsiasi tentativo». (47, 3-4).

Ed ancora:

«Poiché non c’erano case disponibili ed essi vivevano in tuguri che la stagione rendeva soffocanti, la strage avveniva in piena confusione: i corpi dei morti erano ammucchiati gli uni sugli altri, e si vedevano uomini mezzo morti rotolarsi per le strade e intorno a tutte le fontane spinti dal desiderio di bere. I santuari in cui avevano preso dimora erano colmi di cadaveri, dal momento che morivano lì stesso: sotto l’incalzare violento del male, non sapendo che cosa sarebbe avvenuto di loro, gli uomini divennero indifferenti in eguale misura nei confronti delle cose sacre e di quelle profane. Tutte le usanze funerarie precedentemente in vigore furono sconvolte e ciascuno provvedeva alla sepoltura come poteva».(52, 2-4).

Similia similibus con l'attuale situazione?

I tempi sono diversi, ma anche in quel caso vi fu una moria di morti soprattutto tra i medici che non conoscevano la natura del male.


lunedì 20 aprile 2020

La Madonna del Belvedere.

 
                                                   

                                                                     Caratteristiche

La Madonna del Belvedere è un dipinto, eseguito nel 1506, ad olio su tavola, da Raffaello Sanzio  (1483-1520), ed ora conservato Kunsthistorisches Museum di Vienna.

L'opera è generalmente indicata con uno dei due dipinti che Raffaello fece per umanista e mecenate fiorentino Taddeo Taddei  (1470-1529).

Nella prima metà del XVII secolo , il dipinto venne acquistato dall'arciduca Ferdinando Carlo d'Austria  che la portò nel suo palazzo a Innsbruck. Nel 1663  fu trasferita nel Castello d'Ambras e nel 1773  nelle collezioni imperiali a Vienna, presso il palazzo del Belvedere che le diede il nome con cui è tradizionalmente nota. 

                                                                     Descrizione

La scena del dipinto è ambientata in un ampio paesaggio lacustre, dove si distinguono tre personaggi sacri, fra i quali vi è una forte intesa sentimentale, sottolineata dagli sguardi e gesti incrociati carichi di grande umanità.

 Le loro figure sono costruite secondo un'efficace composizione piramidale, ricca di profondi significati allegorici, costituita da:

al centro: Maria  seduta, presenta lineamenti fisionomici dolci e delicati, i capelli raccolti che lasciano scoperti il collo e le spalle, con entrambe le mani sorregge tra le sue gambe Gesù Bambino , il quale sembra muovere i suoi primi passi, mentre afferra la croce  del piccolo San Giovannino. 

La Madonna ha una posa contrapposta, con la gamba distesa lungo una diagonale e con il busto ruotato verso destra, ma la testa e lo sguardo rivolti in basso a sinistra, sui due bambini.

A sinistra:San Giovannino  è raffigurato con i capelli ricci, inginocchiato, mentre offre la croce (suo tipico attributo) al gioco di Gesù Bambino.


sabato 18 aprile 2020

La Madonna della Seggiola.

                                                           





                                                    Dati caratteristici

La Madonna della Seggiola, opera mirabile di Raffaello, si trova a Palazzo Pitti presso la Galleria Palatina a Firenze. 

Il dipinto, di proprietà della famiglia de’ Medici già dalla prima metà del Cinquecento, fu forse commissionato da papa Leone X e inviato alla sua famiglia a Firenze.

                                                            

                                                    Descrizione

 Questo dipinto di Raffaello risale al 1514 e fu dipinto dall’artista all'età di 31 anni.

 La composizione circolare e le posture della Madonna e di Gesù Bambino sono i principali elementi del suo successo. 

Maria è seduta su di una seggiola in un ambiente domestico, tiene in braccio Gesù che ricorda un bambino del popolo ed osserva direttamente il fedele con uno sguardo molto intenso.

Questa Vergine, dallo sguardo fisso sull’osservatore, ha da sempre colpito l’immaginazione del popolo e degli scrittori. 

Secondo una leggenda abbastanza diffusa, Raffaello avrebbe tratto ispirazione da una giovane contadina che cullava il proprio bambino nei pressi di Velletri. 

Secondo altre fonti, uno scrittore tedesco, colpito dall’opera, avrebbe scritto una favola nella quale si narrava come il quadro fosse il ritratto della giovane figlia di un vinaio con i suoi due bambini disegnata da Raffaello sul coperchio di una botte.