domenica 8 dicembre 2019

Grandi filosofi a tavola.

Anche i filosofi  e pensatori amano mangiare bene e non è un caso che alcuni filosofi spesso nelle loro opere menzionino i piatti preferiti.

Queste informazioni desunte dalle loro biografie sono utili in fondo per meglio conoscere il loro pensiero-

Ecco una breva rassegna:

I Pitagorici teorizzavano il vegetarianesimo  come prassi di vita, nella convinzione che l’uomo non dovesse cibarsi di carni perché, nella misura in cui le anime possono reincarnarsi anche negli animali, ciò equivarrebbe a essere cannibali.Pitagora proibì ai suoi discepoli di mangiare fave e la leggenda vuole che egli stesso, inseguito dai suoi nemici, si fece da essi catturare anziché mettersi in salvo correndo per un campo di fave.

Platone non era insensibile al mangiar bene: dilui si sa che amava olive e fichi secchi.

Aristotele stesso ci ricorda, nella Metafisica (982 b 21), che la filosofia nasce quando l’uomo ha risolto i suoi bisogni primari.

 Epicuro, invece era proverbialmente famoso per l’ingordigia, come se egli in tutta la sua vita non avesse fatto altro che fare grandi abbuffate e grandi bevute… Tant’ che se oggi diamo dell’epicureo a qualcuno, alludiamo alla sua sfrenatezza in materia di piaceri… Eppure quest’immagine di Epicuro che beve e si abbuffa a più non posso non corrisponde pienamente alla realtà.

Jean-Jacques Rousseau rubò in diverse occasioni… i famosi grissini torinesi, dei quali andava ghiotto. 

Immanuel Kant fu sicuramente quello che definiremmo oggi una “buona forchetta”. In particolare, quando assaggiava qualcosa di nuovo che gli piaceva, non mancava di farsi dare la ricetta. Tra le sue abitudini alimentari più bizzarre ricordiamo che, quando mangiava la carne, la masticava a lungo in modo da ricavarne il succo, che poi ingoiava, mentre la parte solida non veniva ingoiata. Non era di suo gradimento la cucina particolarmente sofisticata: preferiva quella semplice e alla buona. A differenza delle abitudini moderne, tutti i suoi pasti duravano molto, poiché non mangiava velocemente e non gli piaceva alzarsi dalla tavola subito dopo aver finito il pasto. Non mangiava mai da solo, poiché sosteneva che mangiare da soli è nocivo e che c’è sempre bisogno di una buona compagnia, alla quale faceva recapitare sin dal mattino l’invito a pranzo. Preferiva che i commensali fossero da tre a nove: “non meno delle Grazie e non più delle Muse”. Un aneddoto racconta che, un giorno, ritrovandosi da solo, disse al proprio cameriere di invitare il primo passante a pranzare con lui. Solamente i suoi pranzi erano particolarmente lunghi ed elaborati; la sua colazione, invece, che consumava alla cinque del mattino, consisteva soltanto in una o due tazze di tè.

Pare aggiungesse la senape ad ogni alimento e andasse matto per il baccalà e per il formaggio olandese. Anche Hegel pare che non disdegnasse il bere, preferendo però il vino alla birra: addirittura, per render conto del passaggio dalla religione alla filosofia all’interno del suo sistema, egli spiega che è un po’ come con lo champagne, quando nel calice la schiume si fonde con vino… Arthur Schopenhauer, dal canto suo, consumava i suoi pasti generalmente al “Ristorante Inglese”: cominciando a mangiare, metteva sulla tavola, dinanzi a se, una moneta d’oro, che riponeva in tasca a pasto finito. Un cameriere, senza dubbio indignato, gli chiese alla fine il significato di quell’invariabile cerimonia. Schopenhauer rispose di aver promesso a se stesso di lasciar cadere la moneta nella cassetta dei poveri il primo giorno in cui avesse udito gli ufficiali inglesi, che pranzavano nel ristorante, discorrere di qualche cosa che non fosse di cavalli o di donne o di cani… 

Ludwig Feuerbach, in  una sua famosa opera del 1862, aveva dato il titolo Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia. L’uomo è ciò che mangia: in tedesco, “der Mensch ist was er isst”. L’obiettivo manifesto che Feuerbach si pone è, naturalmente, quello di sostenere un materialismo radicale e anti-idealistico, a tal punto da portarlo a sostenere che noi coincidiamo precisamente con ciò che ingeriamo.

Karl Marx sembrava invece attento al bere più che al mangiare: in particolare, egli era un gran bevitore di birra, specie nei suoi anni universitari. 

Friedrich Nietzsche ebbe una particolare predilezione per uova, noci, riso, patate, pane, mele, biscotti, latte e soprattutto salsicce. Potrebbe sembrare apparentemente alquanto poco usuale che, l’ideatore del Superuomo avesse anche una passione travolgente per il cibo e per alcuni prodotti in modo particolare. Nel suo ultimo anno di lucidità, il 1888, spesso accostava “bistecca, omelette, prosciutto e tuorli d’uovo crudi con pane”. La sua dieta, come si evince, era tutt’altro che “in bianco”. L’alimento, però, per il quale aveva una vera e propria forma di attrazione erano le salsicce, che si faceva inviare regolarmente per posta dalla madre. La cucina piemontese è la mia preferita”, scrive in Ecce homo, la sua autobiografia. 

Dal canto suo, Ludwig Wittgenstein al cibo non s’interessava affatto: l’importante era che in tavola trovasse sempre lo stesso piatto…

Con un’immagine alquanto efficace, Ernst Bloch dice che “l’uomo non vive di solo pane, specialmente quando non ne ha”: fuor di metafora, è nei momenti più desolati e difficili (le carestie, le guerre, ecc) che si fa sentire con più forza la spinta a trascendere il presente e a sperare in un futuro migliore.






























sabato 26 ottobre 2019

La teleologia.

E' un termine ricorrente nei manuali di filosofia sin dai tempi del pensiero greco da non confondere con la teologia.
E' invece poco conosciuto dall'uomo non particolarmente addottrinato.
La teleologia (dal greco telos, "fine" o "scopo") è la dottrina filosofica del finalismo;  è il credere che alla base di tutto  vi sia un progetto, uno scopo, una direttiva, un principio o una finalità nelle opere e nei processi naturali.
Mentre la scienza investiga leggi e fenomeni naturali, la teleologia si preoccupa invece dell'esistenza di un principio organizzativo dietro queste leggi e fenomeni naturali.
In ambito teologico, la teleologia cerca di giustificare l'esistenza di Dio come artefice di tutto ovvero come creatore ed architetto dell'universo.
Molte sono le teorie teleologiche che hanno trovato un forte impulso con Kant nella critica del giudizio nonchè nell'ottocento con Hegel e sempre più verso la fine del XX secolo con la nascita di nuove teorie cosmologiche finalistiche

mercoledì 26 dicembre 2018

"La donna con il bambino": nel presepio napoletano è la mamma di Stefano.

Tutti sanno che il 26 dicembre è la ricorrenza di Santo Stefano,il protomartire del Cristianesimo  di cui si parla negli Atti degli Apostoli di San Luca.
Ebbene la ricorrenza si può collegare, ovviamente in termini profani, ai riti presepiali napoletani.
 Diffusissima sul presepe, per lo più in prossimità della grotta infatti appare una  donna col bambino tra le braccia
 La tradizione popolare narra di una vergine chiamata Stefania che, saputo della nascita del Redentore, volle recarsi alla grotta,ma gli angeli non permettevano alle donne non sposate di recarsi a visitare la Madonna.
. Secondo un Vangelo apocrifo infatti la visita alla Madonna era permessa solo alle donne sposate o con prole. Stefania era vedova e senza figli, pur desiderandone; per poter incontrare Maria, sua cara amica, decise così di avvolgere un sasso con un panno, la cui forma ricordava vagamente quella di un bambino in fasce.
 Quando la Madonna la vide si intenerì e le annunciò che a breve le sue sofferenze sarebbero terminate. Ed infatti il sasso, incredibilmente, cominciò a starnutire e si trasformò in neonato. Di qui la festa di Santo Stefano il giorno successivo al Natale.
Secondo un'altra versione popolare Stefania prese una pietra, l'avvolse nelle fasce come se si trattasse di un bambino e, ingannando gli angeli, riuscì a raggiungere la grotta.
Miracolosamente, la pietra starnuti e si trasformò in un bambino che ebbe nome Stefano e così, da allora, il 26 dicembre, si celebra la festa di Santo Stefano.
La donna con il bambino si presta anche ad una lettura storico sociale..
E' la tipica popolana partenopea che camminava, seguita dalla sua numerosa prole per le vie della città in continua ricerca di un'occupazione con cui poter sfamare la famiglia.
E il simbolo dunque della maternità.


sabato 27 ottobre 2018

La Storia Minore

La Storia è una branca del sapere che appassiona.
Vi è  una Storia maggiore, ma anche una minore  e non per questo secondaria.
Infatti il motore della vita è rappresentato dalle piccole cose, senza le quali non accadrebbero quelle grandi. Insomma tutto è azionato dalla storia minore che approfitta degli interessi nobili, ma anche meschini  per oliare gli ingranaggi della civiltà

martedì 2 ottobre 2018

notazioni storiche: La lega lombarda: i suoi natali in Ciociaria.

notazioni storiche: La lega lombarda: i suoi natali in Ciociaria.: Non tutti sanno che la Lega Lombarda è nata in Ciociaria e per l'esattezza ad Anagni Ecco la storia!  Nell'estate del 1159 Pap...

La lega lombarda: i suoi natali in Ciociaria.

Non tutti sanno che la Lega Lombarda è nata in Ciociaria e per l'esattezza ad Anagni
Ecco la storia! 
Nell'estate del 1159 Papa Adriano IV , unico pontefice inglese nella storia della Chiesa - si trovava in Anagni dove solitamente usava risiedere sia per la mitezza del clima che per la sicurezza del luogo.
Preoccupato per le mire espansionistiche di Federico Barbarossa,
convocò in Anagni i rappresentanti (o Legati) delle città (o meglio dei Comuni lombardi di Milano, Brescia, Cremona, Piacenza e Mantova per  predisporre un opportuno piano di difesa contro l'Imperatore invasore
Il 19 agosto del 1159 fu sottoscritto   tra il Pontefice ed i Legati  un Patto ( Pactum Anagninum) che sanciva la costituzione ufficiale di una Lega tra Comuni lombardi e il Papato ("Romano") contro l'imperatore Barbarossa.
L'anno successivo ( il 24 marzo ) la Lega ebbe la definitiva investitura con l'apposita bolla papale - promulgata sempre in Anagni alla presenza di tutti i vescovi lombardi - ma con il nuovo papa, Alessandro III
I Sedici anni più tardi ( maggio 1176 ) l' esercito della Lega Lombarda, all'insegna del Carroccio sconfigge definitivamente, nella battaglia di Legnano, il Barbarossa.
Alla vittoriosa impresa partecipa anche un contingente di fanti laziali inviato dal Papa tra cui 400 anagnini guidati da Giovanni Conti , legato e segretario di Alessandro III.